giovedì 4 marzo 2010

Tra applausi e polemiche. Il Senato approva le dimissioni di Di Girolamo


04-03-2010
Nicola Di Girolamo non è più senatore e per lui ora si aprono le porte del carcere. L'assemblea del Senato ha infatti accettato ieri le dimissioni dell'esponente del Pdl di cui i giudici hanno chiesto l'arresto nell'ambito dell'inchiesta sul maxi-riciclaggio a seguito delle accuse mosse contro di lui dall'imprenditore Mokbel. E Di Girolamo in serata si è costituito a Roma.
ROMA. Il voto a scrutinio segreto - 259 favorevoli, 16 contrari, 12 astenuti - è stato preceduto da un intervento del senatore che, parlando in aula, ha confermato le dimissioni. "Dopo tanto fango, dopo l'ignominia di un'esposizione mediatica che mi ha descritto agli occhi del Paese come un mostro, credo fermamente che sia arrivato il momento della responsabilità", ha annunciato il senatore, che ha poi chiarito: "le mie colpe verranno circoscritte dalla verità: non ho portato in quest'aula l'indegnità della mafia e della 'ndrangheta".
Quanto alla fotografia pubblicata sui giornali che lo ritrae con il boss Franco Pugliese, ha assicurato che è stata solo una foto scattata in campagna elettorale. Infine, Di Girolamo ha concluso: "vorrei ringraziare tutti coloro del gruppo, ma non faccio nomi, visto che sono il Lucifero e l'untore".
Il suo discorso è stato salutato da un breve applauso dai banchi del centrodestra, ma il gesto di solidarietà non è piaciuto all'opposizione. "Impressionante", ha commentato la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro; l'applauso è stato invece "difeso" in aula dal sottosegretario Carlo Giovanardi che lo ha considerato un gesto di umanità. "Non c'è un lato umano, ma un caso umano", ha replicato Finocchiaro. Per l'Idv "la maggioranza fa passare Di Girolamo come un eroe". Gasparri, presidente dei senatori Pdl, ha replicato: "un senatore che si dimette sapendo che lo aspetta il carcere, merita rispetto".
Il Senato ha poi votato no alla richiesta dell'Udc, appoggiata dalle opposizioni, di revocare l'ordine del giorno De Gregorio che consentì nel gennaio 2009 di congelare la questione della decadenza Di Girolamo, nonostante la Giunta per le elezioni avesse votato all'unanimità favorevolmente. Finocchiaro ha censurato come "vile" la scelta di Schifani, ma per Gasparri "si deve scusare".
Raffale Fantetti, primo dei non eletti del Pdl nella circoscrizione Europa, è intanto subentrato a Di Girolamo ma il capogruppo Udc D'Alia ha ventilato l'ipotesi che Fantetti non sia in regola, anche lui, con i requisiti sulla residenza all'estero. Il presidente del Senato si è limitato a rispondere che i titoli saranno valutati "non appena la Giunta per le elezioni se ne sarà occupata".
Nel frattempo Di Girolamo si è costituito ieri sera. In un'intervista telefonica a Gr Parlamento ha spiegato che "c'è un problema tecnico tra il Senato e la Procura della Repubblica". Entro la fine della settimana il gip del Tribunale di Roma Morgigni dovrà invece decidere sulla richiesta di revoca dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Silvio Scaglia, fondatore e ex amministratore delegato di Fastweb, imputato nell'ambito dell'inchiesta su un giro di maxi riciclaggio di circa 2 miliardi di euro.

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