25-03-2010
TORINO. "Non è il nostro piano, non lo conosco. Stiamo ancora lavorando, smentisco tutto".
L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, non nasconde la sua rabbia sulle indiscrezioni secondo le quali nel piano che presenterà il 21 aprile al Lingotto sarebbero previsti quasi cinquemila dipendenti in meno e la riduzione da dodici a otto modelli.
Le reazioni sindacali e politiche, però, sono immediate e anticipano le smentite, mentre il titolo, dopo avere registrato rialzi fino al 6%, chiude in crescita del 4,26% a 9,8 euro. Sono preoccupati i sindacati che accusano il governo di non avere fatto nulla e vogliono un negoziato sul piano, mentre a Termini Imerese scatta subito un'ora di sciopero. Si arrabbia il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che parla di "indiscrezioni inquietanti che suscitano allarme sociale".
Buone notizie però arrivano in serata per lo stabilimento di Pomigliano. Al tavolo tecnico presso la Fiat a Roma l'azienda ha promesso investimenti per realizzare la nuova Punto e un altra vettura, con l'uscita morbida di 500 addetti in età pensionabile, ponendo così le precondizioni - spiega il segretario generale della Uilm Giovanni Sgambati - per una intesa entro la fine del mese.
La prima smentita ufficiale del Piano della Fiat è alle 13,23: in un comunicato parla di anticipazioni giornalistiche "premature e prive di ogni fondamento" e definisce di nuovo l'ipotesi di spin off delle attività auto "frutto di congetture nate al di fuori del gruppo". Poi è Marchionne a parlare a Torino, dove partecipa al direttivo della Confindustria, in attesa dell'assemblea degli azionisti di venerdì. "È la crisi più profonda che abbiamo visto in Europa - afferma - e noi non abbiamo licenziato nessuno. Cercare di picchiare la Fiat in un momento come questo é la cosa più sproporzionata che abbia mai visto, è quasi vergognoso".
L'amministratore delegato del Lingotto parla di "strumentalizzazioni" e di "speculazioni dei giornali". "Ci hanno accusato di tantissime cose - dice - ma la realtà è che non abbiamo mai licenziato nessuno, abbiamo cercato di mantenere l'equilibrio sociale negli scorsi 24 mesi. Stiamo gestendo un momento difficile nei migliori dei modi, abbiamo protetto l'aspetto operativo al massimo con sacrifici enormi. Non voglio medaglie, ma quello che è stato fatto è stato fatto. Ricordatevi dove era la Fiat nel 2004". Marchionne ribadisce inoltre che se ci sarà qualcosa da dire sullo scorporo dell'auto se ne parlerà il 21 aprile e su Termini Imerese spiega che sarà fatto il possibile e che "una soluzione si dovrà pure trovare".
Le smentite non placano le preoccupazioni. "I nostri timori - dice il leader della Cgil, Guglielmo Epifani - sono confermati. La Fiat riduce occupazione e porta parte della produzione dei motori fuori dal Paese, mentre fa fare le cose più innovative agli Stati Uniti. Riduce in sostanza la sua presenza in Italia". Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, chiede al governo una convocazione immediata, mentre per il numero uno della Fiom, Gianni Rinaldini, "si deve aprire un vero negoziato sul piano che non può essere semplicemente annunciato il 21 aprile e comunicato ai sindacati saltando qualsiasi trattativa". Anche la Ugl chiede un incontro prima del 21 aprile. Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, parla di "un'impostazione da rimandare al mittente", quello della Fismic, Roberto Di Maulo accusa il governo di essersi comportato come Ponzio Pilato.
Il Lingotto annuncia intanto due nuove settimane di cassa integrazione alla Powertrain di Torino Stura per 1.500 lavoratori, in un reparto che ha quasi esaurito gli ammortizzatori sociali ordinari.
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