18-03-2010
Indirettamente sollecitato dalla dura presa di posizione del ministro della Giustizia Angelino Alfano contro il Csm, l'intervento del capo dello Stato sull'ennesimo conflitto magistratura-politica non si fa attendere. Così, prima di partire alla volta di Damasco, Giorgio Napolitano prende carta e penna per ammonire le parti l'una contro l'altra armate affinché in campagna elettorale "si evitino drammatizzazioni e contrapposizioni, come sempre fuorvianti, sul piano istituzionali". Ma il monito, articolato sulle ragioni del rispetto sia delle indagini in corso a Trani (dove è indagato il premier Silvio Berlusconi) sia sulla legittimità dell'ispezione disposta da Alfano, sembra cadere nel vuoto.
ROMA. Il Guardasigilli, pur lodando l'"equilibrio" e il "buon senso" del capo dello Stato, insiste: la pratica aperta dal Csm contro l'invio degli ispettori è uno "scivolone", un "fuor d'opera" che "viola gravemente il principio di leale collaborazione" tra le istituzioni, per cui lo stesso ministro annuncia che d'ora innanzi non accetterà più i pareri non richiesti al Csm su iniziative legislative del governo ("manderò indietro il postino a restituirli a palazzo dei Marescialli").
Reazione, quella di Alfano, che suscita sconcerto al Csm, tanto che il vicepresidente Nicola Mancino si sente in obbligo di mettere nero su bianco l'invito al ministro a "comportarsi di conseguenza" rispetto a quanto detto da Napolitano che ha "rimesso le questioni al loro posto". Ma non c'é niente da fare. Alle polemiche si aggiunge la presa di posizione dell'Associazione nazionale magistrati che ritiene l'ispezione a Trani una "interferenza sulle indagini" e che giudica "intollerabili" gli "insulti rivolti dal premier alla magistratura in questa occasione".
Resta fermo l'auspicio del sindacato delle toghe a che sia individuato e sanzionato chi ha violato il segreto delle indagini di Trani, oltre alla richiesta di una "risposta istituzionale nel più breve tempo possibile" sul caso di Cosimo Ferri, il consigliere del Csm finito nelle intercettazioni dell'inchiesta. In un crescendo rossiniano di botta e risposta, Alfano accusa l'Anm di "negare" ciò su cui c'é stata una presa d'atto da parte del procuratore il sostituto di Trani, vale a dire "la correttezza e la lealtà dell'ispezione che si è svolta nel pieno rispetto dei ruoli": "il cosiddetto sindacato delle toghe - sostiene il Guardasigilli - difende soggetti e protagonisti che non hanno bisogno di essere difesi".
Il ministro, nelle sue dichiarazioni, si fa forte del passaggio dell'intervento in cui Napolitano sostiene che il Csm può prendere in esame solo le relazioni conclusive dell'ispezione ministeriale, e "non pronunciarsi preventivamente sullo svolgimento" dell'attività ispettiva. Ma - fanno notare al Csm - il messaggio del capo dello Stato va letto nel suo complesso; e anche il vicepresidente Mancino rileva che la decisione di rimettere la richiesta di apertura di una pratica sulle ispezioni alla sesta commissione del Csm (e non alla prima non trattandosi di un'azione 'a tutela' dei magistrati) "ha incontrato completa condivisione nelle autorevoli parole del Presidente Napolitano".
A pochi giorni dalla manifestazione del Pdl in vista delle regionali, l'invito ad ascoltare le parole del Capo dello Stato viene polemicamente rivolto da ciascuna forza politica all'indirizzo degli avversari. Se Antonio Di Pietro ritiene l'intervento di Napolitano "un colpo al cerchio e uno alla botte", è Luigi Li Gotti (Idv) ad aprire il fuoco contro Alfano ("fa più l'agit-prop che il ministro della Giustizia") e a scatenare una sequela di reazioni dalle fila del Pdl. Il premier Berlusconi - i cui legali hanno depositato un'istanza a Trani per chiedere il trasferimento dell'inchiesta a Roma - si dice convinto che con quest'indagine "risibile" la "magistratura che fa politica" tenta di "dettare" temi e tempi della campagna elettorale. Mentre il Pd, con il segretario Pierluigi Bersani, assicura che non è sua intenzione cavalcare quest'ultima inchiesta giudiziaria ma aggiunge: "il problema non siamo noi, che vogliamo essere il partito della legalità e non dei giudici" ma il fatto che "siamo sempre intorno ai problemi del premier e alle sue ossessioni giudiziarie e televisive"
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