25-03-2010
ROMA. Primo, tenere unito il paese. Secondo, "onorare la Costituzione rispettando tutte le istituzioni dello Stato democratico". Con questi richiami Giorgio Napolitano ha provato a raffreddare il clima rovente di una campagna elettorale contrassegnata dagli attacchi del presidente del Consiglio alla magistratura e dall'annuncio di riforme istituzionali presidenzialiste, anche se non condivise con le opposizioni, da ratificare per referendum costruendo il consenso nei gazebo.
Silvio Berlusconi non ha commentato Napolitano, non ha aggiunto ulteriori affondo. Ma ieri mattina aveva confermato quanto già detto nei giorni scorsi: "Questo voto, ha ripetuto di prima mattina ai microfoni del Tg5, è stato condizionato a tavolino da una magistratura di sinistra che vara inchieste a orologeria, da una sinistra "ammanetatta a Di Pietro" che ha cercato di cancellarci non ammettendo la nostra lista nel Lazio, e da giornali che raccontano falsi scandali". Gianfranco Fini ha osservato che "per le riforme l'approccio non può essere basato sulle strumentalizzazioni di tipo propagandistico o legato al vantaggio, pur legittimo, che possa trovare questa o quella parte", ma finalizzate allo spirito costituente "ed avere come obiettivo l'interesse generale e il bene comune, nel rispetto della dialettica tra le forze e le culture politiche, garantendo una Costituzione riformata che rappresenti una garanzia per tutti gli italiani".
Alle nove e mezza, quando è arrivato alle Fosse Ardeatine, per l'annuale commemorazione delle 335 vittime dell'eccidio nazista, il presidente della Repubblica aveva già visto i lanci di agenzia. Al temine della cerimonia, i giornalisti gli hanno chiesto quanto vale la lezione di quel terribile episodio di 66 anni fa. "Ho il dovere, come si sa e come è scritto nella Costituzione, di rappresentare l'unità nazionale, di tenere unito il Paese. E non penso ad altro che a questo: a come influire per la mia parte. Sono qui - ha aggiunto - per ribadire che cosa ha rappresentato il superamento della tragica esperienza della guerra e della barbarie nazista: la fondazione dello Stato democratico e la Costituzione, che noi dobbiamo onorare anche rispettando tutte le istituzioni dello Stato democratico". Poche parole, misurate, ma molto chiare che hanno suscitato il plauso del Pd, dell'IdV e della radicale Emma Bonino, e il consenso di circostanza di alcuni esponenti del Pdl. Roberto Calderoli (Lega Nord) ha chiesto a tutti di mettersi una mano sulla coscienza, dopo il voto di domenica e lunedì, "per riprendere il cammino delle riforme e del dialogo, per non farle nascere zoppe".
Tra le istituzioni da rispettare, ha commentato Maurizio Gasparri (Pdl) "c'è anche il governo, che spesso è al centro di attacchi velenosi". Il fatto è, ha detto Rosi Bindi, presidente del Pd, che chi cerca lo scontro con le istituzioni, offende la democrazia "e purtroppo questo è lo stile del nostro presidente del Consiglio". Berlusconi deve smetterla di fomentare tensioni fra poteri dello Stato, ha detto Enrico Letta, vice segretario del Pd, e se vuole portare le riforme nei gazebo, faremo valere le nostre buone ragioni anche lì. Quello di ieri, ha detto Leoluca Orlando (IdV) è il 24/mo attacco di Berlusconi alla magistratura in 24 giorni.
"Sta sfasciando lo Stato pezzo a pezzo", ha aggiunto Massimo Donadi, anch'egli del partito di Di Pietro. L'Associazione Nazionale Magistrati ha stigmatizzato le critiche. Le "gravi e reiterate aggressioni" alla magistratura, sostiene l'Anm, sono un "problema dell'intero Paese e delle sue istituzioni", ma non ci faremo "trascinare sul terreno dello scontro politico" e perciò abbiamo deciso di non replicare al nuovo attacco del premier.
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