27-03-2010
ROMA. Lascia anticipatamente il vertice europeo di Bruxelles per dilagare in televisione e spiegare che le regionali sono un test politico che però non avranno nessuna conseguenza sul governo a prescindere dal risultato. Ma nell'ultimo giorno di campagna elettorale prima del silenzio imposto dalla legge, Silvio Berlusconi non estrae assi dalla manica. Nessun annuncio a sorpresa come il taglio dell'Ici calato sul tavolo dell'ultimo confronto televisivo contro Romano Prodi nelle politiche del 2006. Il leader del centrodestra preferisce ripetere come un mantra i cavalli di battaglia di queste settimane: la sinistra antidemocratica, il partito dei giudici che comanda il Paese, il premier ridotto ad un mero "suggeritore" subordinato al capo dello Stato. Unica novità, un appello rivolto all'opposizione affinché cambi atteggiamento, abbandonando gli insulti e consentendo un dialogo costruttivo sulle riforme. Ed è proprio su quanto resta da fare al governo che il premier insiste maggiormente.
Lasciata Bruxelles anzitempo, il premier nel primo pomeriggio di ieri raggiunge gli studi di Sky Tg24. Si sottopone al fuoco di fila di domande, anche a quelle più scomode. Conferma di voler tenere bassa l'asticella oltre la quale si dichiarerà vincitore. "Ogni regione in più sarà un successo, ma la vera vittoria sarebbe che la maggioranza dei cittadini fosse amministrata da noi". Dice di non temere l'astensionismo e di confidare nel "buon senso" degli italiani. In ogni caso, aggiunge a scanso di equivoci, anche in caso di sconfitta "non cambierà nulla" perché il mandato del governo è di cinque anni.
Berlusconi punta molto sulle riforme, sia per invogliare gli indifferenti sia per placare le tensioni interne alla maggioranza. Non solo quella della giustizia, che resta comunque la "più urgente", ma anche sull'ammodernamento del fisco con la "prospettiva" di ridurre le tasse. Ovviamente, la "rivoluzione liberale" comprende anche le riforme istituzionali. Magari non attraverso i gazebo visto che, spiega per evitare ulteriori polemiche con Gianfranco Fini, per scegliere fra presidenzialismo e premierato ci sono "mille modi". Attacca giornali ("organi di disinformazione assoluta"), sinistra ("antidemocratica e sovietica"), pm politicizzati ("in aula troverei plotoni d'esecuzione"). Esclude l'ipotesi di un sorpasso della Lega sul Pdl al Nord, definisce Pier Ferdinando Casini "schizofrenico" e un voto dato all'Udc inutile; ribattezza Pier Luigi Bersani un "professionista nel capovolgimento della realtà" e torna ad attaccare Magistratura Democratica.
Accusa Michele Santoro di portare in giro "lugubri carri di Tespi" e chiede che almeno i suoi "processi senza contraddittorio" si facciano lontano dalla Rai.
Parla anche di futuro, spiegando che a decidere il successore non sarà lui, ma il partito, con un congresso o forse con delle primarie. A Sky dice che con una "sinistra che offende e calunnia non c'é alcuna possibilità" di confronto. Poi, quando a intervistarlo è StudioAperto, apre al dialogo sulle riforme: abbiamo i numeri per farle da sole, ma "per il bene del Paese é auspicabile che siano condivise". Da qui l'invito al centrosinistra ad abbandonare toni "sguaiati e violenti" per cambiare il clima politico.
Parla al Gr1, al Tg4, al Tg1 e al Tg2. Ma la sostanza non cambia. L'ultima apparizione pubblica la fa al comizio per la candidata nel Lazio, Renata Polverini. Parla della busta con della polvere sospetta recapitata nella sua villa di Arcore. Prima con tono scherzoso, spiegando che hanno evacuata casa sua e suo figlio è finito in una "stanza sigillata". Qualche passaggio dopo, più serio, aggiunge: "Hanno provato a farmi fuori" in tutti i modi e adesso tentano di farlo con "statuette o polverine". Si dice sicuro di vincere queste elezioni che non sono solo regionali, ma "nazionali e politiche" e annuncia di voler fare una manifestazione ogni primavera a piazza in Piazza San Giovanni. Di annunci a sorpresa, però, nessuno.
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