sabato 27 marzo 2010
canzone dei negrita vietata da radio ed mtv (inedito helldorado) videoclip
Il video della canzone dei Negrita "Il libro in una mano la bomba nell'altra" dei negrita realizzato da avyan... dedicato a tutti quelli che amano sapere le cose come stanno
In tre milioni voltano le spalle alla Rai dei servi
Raiperunanotte : 13% di share sulle tv. Santoro: "Il sito dell’evento è stato il quinto più visto al mondo. Se ci vogliono cacciare devono passare sopra tutta questa gente". E Masi prepara la vendetta
di Antonio Massari e Silvia Truzzi
Il balletto dei dati comincia in una mattinata bolognese mite solo nell’aria, stanca di sbadigli dei reduci della notte al Paladozza. Molto vento attorno e mica è un’annotazione climatica. La Rai, dopo aver agitato anche lo spauracchio della violazione del diritto di esclusiva che vincola Santoro all’azienda, organizza la controffensiva. Intanto diffonde i dati alla maniera della questura di Roma: il pallottoliere con l’aiutino. Stavolta il calcolatore però funziona al ribasso.
Piccolo scherno. La serata, secondo l’azienda, sarebbe stata seguita su SkyTg24da 450 mila telespettatori, pari al 2,03% di share e su Current da 540 mila telespettatori (2,4%). Su RaiNews24, che trasmetteva l’evento in differita – grazie alla lungimiranza del Cda – i telespettatori sarebbero stati 200.450, pari all’1,6% dishare. Ma nel primo pomeriggio Santoro, Travaglio e lo staff di Annozero, ospiti dell’Fnsi a Bologna, convocano i colleghi: l’Auditel dell’evento si attesta sul 13%, "pari a circa tre milioni di spettatori". Sky avrebbe ottenuto più del 6% (anche se le cifre non sono complete: canali come YouDem non vengono monitorati). Current si attesta sul 2,50%, percentuale più o meno simile a quella di SkyTg24. La quota restante va a RaiNews24. Il rimanente 7% di ascolti se l’è preso il network delle televisioni locali: "La sola Telelombardia – ha spiegato Santoro – ha avuto 300 mila ascoltatori di media e un milione di contatti. Telelombardia, in Lombardia, ha avuto 3 volte l’ascolto di RaiDue". Le “conseguenze dell’amore” sarebbero un’emorragia del 10% di ascolti per le reti Rai e Mediaset. E comunque i dati sono difficili da decifrare. "Il dato andrebbe valutato nella sua complessità", spiega Santoro. "Siamo andati in onda su piattaforme differenti, che spaziano dal digitale a Internet e quindi questo 13% rappresenta una valutazione pessimistica rispetto alla portata reale dell’evento. Un evento che è paragonabile a una scossa tellurica nel sistema televisivo italiano. E l’Auditel non ha gli strumenti adatti per verificare la vastità di questo terremoto".
A gonfie vele. Navigando, navigando: i numeri televisivi sono una parte – e non la più importante – della questione. I dati del Web faranno la differenza. "Il sito diRaiperunanotte è stato il quinto più visto al mondo: storicamente l’accesso più importante in Italia". Il tutto senza considerare le altre piattaforme digitali che hanno mandato in streaming l’evento. Filtrano alcune – prime – cifre dei contatti: 700 mila alla pagina web Tg3, 350 mila sul sito di Repubblica, 80 mila utenti unici su Current, 30 mila i singoli utenti sul sito di Youdem. Mentre su Twitter sono arrivati 5700 messaggi taggati @raiperunanotte (in media 2 al secondo), portando questa tag a essere ieri una delle più utilizzate giovedì in Europa. Duecentomila i contatti all’edizione on-line del Fatto, 50 mila gli spettatori dal nostro sito. Ma sono tutte ancora cifre provvisorie. "Potremo fare un bilancio corretto soltanto nei prossimi giorni. Comunque mi pare che già si possa dire che siamo di fronte a una tv, in Internet, in grado di sfidare emittenti come La7".
Dopo la matematica, le opinioni. E quindi questi numeri, ancora imberbi, che cosa ci dicono? "Ieri abbiamo dimostrato che il pubblico continua a esistere anche quando un programma viene chiuso. Il canone smette di essere solo una tassa e diventa l’affermazione del diritto di dire la propria opinione su quello che la televisione pubblica deve mostrare". O oscurare. Il vento, appunto, si sente: da viale Mazzini arriva a Bologna. Ed è l’eco minacciosa di un dossier lungo otto anni e di un ipotetico Cda ad personam. A quanti vorrebbero una sua uscita dalla tv di Stato, Michele Santoro promette battaglia: "Noi apparteniamo alla Rai. Siamo un potenziale dell’azienda che può essere utilizzato per il servizio pubblico. Se poi qualcuno intende ingaggiare con noi la battaglia finale, noi l’affronteremo. Per cacciarci dovranno passare sul nostro corpo. Che non è soltanto il mio o quello di Travaglio, ma è anche quello di tutta la gente che ieri era presente dentro e fuori, oltre alle 250 mila persone in piazza".
Ci sarà un seguito di Raiperunanotte? Il giornalista di RaiDue sembra propendere per l’esperimento isolato: "L’iniziativa di ieri, per come è stata realizzata, è un unicum. Ma non finisce qui: "Dal punto di vista spirituale no. La prossima volta lo faremo al Colosseo. Potrebbe essere una bellissima sfida: l’imperatore contro i gladiatori. Però se i gladiatori vincono, l’imperatore se la prende in saccoccia". C’è tempo anche per tornare sul conflitto d’interessi, tema dell’editoriale d’apertura al Paladozza. "Chi deve uscire dalla Rai è Berlusconi che ha dimostrato di saper fare la televisione privata. Non certamente noi. Ha già tre reti televisive e non mi sembra debba avere anche la Rai. Quando è sceso in politica disse che non avrebbe toccato neanche una pianta, invece non solo sta tagliando le piante ma sta arando il giardino estirpando quanto c’è di buono. Le sue televisioni sono ansimanti. Mediaset fa fatica a stare sul mercato. È lui che dovrebbe stare zitto. Noi lo rispettiamo come presidente del Consiglio, ma non come imprenditore televisivo che vuole fare i suoi interessi nella televisione pubblica".
Da il Fatto Quotidiano del 27 marzo
Etichette:
Annozero,
Glossary of musical terminology,
Italy,
Lombardy,
Mediaset,
Michele Santoro,
Tempo,
YouDem
Storico accordo USA-Russia per il disarmo nucleare. Il trionfo di Obama
27-03-2010
Il Presidente degli USA Barack Obama e il presidente russo Dmitri Medvedev hanno firmato un accordo per un limite di 1.550 testate nucleari (una diminuzione del 74% rispetto all'accordo Start I del 1991) e di 700 vettori (un dimezzamento rispetto al vecchio Start II scaduto nel dicembre scorso). La firma del trattato l'8 aprile a Praga precederà di pochi giorni un summit in programma a Washington, dal 12 aprile, sul tema della non proliferazione nucleare che vedrà i leader di oltre 40 Nazioni riuniti nella capitale Usa
WASHINGTON. Stati Uniti e Russia hanno annunciato ieri di avere raggiunto, dopo un anno di negoziati, uno storico accordo sulla limitazione degli armamenti strategici che conferma il reset nei rapporti tra i due Paesi e lancia un ammonimento a Nazioni come l'Iran e la Corea del Nord sulla determinazione di Washington e Mosca nella lotta alla proliferazione nucleare. Ma restano incerti i riflessi che l'accordo avrà sullo scudo anti-missile.
Il presidente Barack Obama e il presidente russo Dmitri Medvedev firmeranno il trattato l'8 aprile a Praga in una cerimonia che sarà ricca di richiami simbolici. Proprio nella capitale dell'ex Paese del Patto di Varsavia, adesso membro della Nato, l'inquilino della Casa Bianca aveva annunciato il 5 aprile scorso la sua visione di un mondo senza armi nucleari. Un traguardo a lungo termine da raggiungere gradualmente, a piccoli passi, cominciando dalla riduzione degli arsenali nucleari delle due superpotenze chiamate a "dare il buon esempio".
L'accordo raggiunto da Usa e Russia, il più importante in due decenni, prevede un limite di 1.550 testate nucleari (una diminuzione del 74% rispetto all'accordo Start I del 1991) e di 700 vettori (un dimezzamento rispetto al vecchio Start II scaduto nel dicembre scorso).
"Con questo accordo Stati Uniti e Russia, le due maggiori potenze nucleari del mondo, intendono lanciare un chiaro messaggio sulla loro intenzione di guidare" la lotta alla proliferazione nucleare, ha spiegato il presidente Obama.
Per l'inquilino della Casa Bianca questa è stata la settimana più trionfale della sua presidenza: martedì ha firmato la storica riforma sanitaria (la sua priorità nella agenda dei problemi interni) e ieri ha annunciato il maggior successo concreto della sua politica estera.
"C'è voluta pazienza, c'è voluta perseveranza, ma non ci siamo mai arresi", ha detto ieri Obama, riferendosi ai negoziati con Mosca ma anche alla riforma sanitaria.
La firma del trattato l'8 aprile a Praga precederà di pochi giorni un summit in programma a Washington, dal 12 aprile, sul tema della non proliferazione nucleare che vedrà i leader di oltre 40 Nazioni riuniti nella capitale Usa. Un summit dove Obama, come ha detto ieri un funzionario della Casa Bianca. "potrà esibire fatti e non solo parole".
Il segretario di Stato Hillary Clinton ha sottolineato che l'accordo nucleare lancia un preciso segnale a Paesi come l'Iran e la Corea del Nord sulla determinazione degli Usa nel combattere la proliferazione nucleare. Dal Cremlino è giunta l'osservazione che "il nuovo trattato segna un nuovo livello di cooperazione tra la Russia e gli Stati Uniti nello sviluppo di nuove relazioni strategiche".
Da Mosca si è anche sottolineato che l'accordo include un collegamento "legalmente vincolante" tra armi strategiche di attacco (come appunto i missili) e quelle di difesa (come lo scudo antimissile). Una interpretazione respinta dalla Casa Bianca: l'accordo non contiene vincoli allo sviluppo dello scudo anti-missili. Alla radice della divergenza c'è il fatto che sia Obama che Medvedev devono ottenere la ratifica dei rispettivi parlamenti prima che il trattato possa entrare in vigore. Obama ha bisogno del voto favorevole di 67 senatori su 100, deve convincere quindi anche almeno una decina di senatori repubblicani a votare per l'accordo.
"Spero che si formi un forte sostegno bipartisan per ottenere la ratifica del trattato", ha detto ieri Obama. Ma per arrivare a questo risultato occorre che l'accordo non minacci lo scudo, che ha i suoi sostenitori più forti proprio tra i repubblicani.
Dopo avere ottenuto il reset delle relazioni con Mosca adesso Obama è chiamato ad una impresa ancora più difficile: il reset dei rapporti con i repubblicani dopo la feroce battaglia per la riforma sanitaria.
Pedofilia in Vaticano. Nuovo attacco del New York Times
27-03-2010
NEW YORK. Il New York Times rilancia sullo scandalo della pedofilia ed è di nuovo imbarazzo in Vaticano: Papa Benedetto XVI era stato tenuto al corrente, quando era arcivescovo di Monaco nel 1980, del ritorno di padre Peter Hullerman al lavoro in parrocchia nonostante le accuse di molestie sessuali.
Immediata la reazione del portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi: il futuro Pontefice "non sapeva della decisione di reinserire il sacerdote H nell'attività pastorale parrocchiale. Ogni altra versione è mera speculazione".
Le nuove accuse, secondo il New York Times, suggeriscono invece che Ratzinger fosse stato messo a parte, più di quanto ammesso finora, del caso del prete di Essen. Secondo il giornale al futuro Papa fu inviato in copia un memorandum che lo informava che Padre H. era stato rimandato a fare attività pastorale nella diocesi di Monaco nonostante che solo pochi giorni prima avesse cominciato a curarsi da uno psichiatra. Il New York Times ha ammesso che non è chiaro se il futuro Papa abbia effettivamente visto il memorandum.
Padre Lorenz Wolf, vicario giudiziario dell'arcidiocesi, ha detto che "è improbabile che il documento sia arrivato sulla scrivania dell'arcivescovo", anche se ha aggiunto di non poter escludere che Ratzinger lo abbia letto.
Padre H, condannato a 18 mesi per pedofilia nel 1986, dopo il trasferimento continuò a molestare ragazzini per anni in nuove parrocchie. Nel memorandum, datato 20 gennaio 1980 e confermato al New York Times da due fonti ecclesiastiche, si comunica che Padre Hullerman veniva riassegnato alle mansioni pastorali, nonostante che cinque giorni prima, in una riunione del Consiglio diocesano presieduta da Ratzinger, si era parlato del suo caso - di un prete in bisogno di assistenza psichiatrica - convalidandone il trasferimento a Monaco.
L'articolo di ieri fa seguito alle accuse dello stesso New York Times a Benedetto XVI di aver insabbiato, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il caso di Lawrence Murphy, un prete del Wisconsin accusato di molestie du 200 bambini sordomuti in un collegio di Milwaukee.
Il Vaticano, che aveva reagito con indignazione, ha citato ieri il comunicato dell'arcidiocesi di Monaco che giorni fa aveva messo la piena responsabilità del caso Hullerman nelle mani del vice di Ratzinger all'epoca, il reverendo Gerhard Gruber.
"L'articolo - ha detto padre Lombardi - non contiene alcuna nuova informazione".
Intanto la polemica continua: nei corridoi del Vaticano religiosi citati da 'Time' hanno parlato di un attaco mirato del giornale di New York: "Lo fanno per partito preso. Dovreste chiedervi perché non hanno scritto una riga qualche giorno sulla condanna di un rabbino di Brooklyn per pedofilia. Ma un attacco alla Chiesa fa fiutare sangue", ha detto all'inviato del settimanale in Vaticano un alto funzionario della Santa Sede protetto dall'anonimato.
"Le accuse di abusi nella Chiesa Cattolica sono una cosa seria come il Vaticano ha riconosciuto in molte occasioni e il ruolo che il Papa può avere avuto nella reazione a queste accuse nel corso degli anni è una parte significativa della storia", ha replicato la portavoce del New York Times Diane McNulty ribadendo che l'articolo di ieri è "frutto di un meticoloso lavoro giornalistico. Finora nessuno ha messo in dubbio i fatti di cui abbiamo scritto".
Lo scandalo della pedofilia intanto fa il giro del mondo, tra la cantante irlandese Sinead O'Connor che sollecita un'inchiesta penale su Ratzinger e il polemista britannico Christopher Hitchens che arriva a suggerire sulla AbcNews l'arresto di Papa Benedetto quando in autunno andrà in visita pastorale a Londra.
Regionali. Berlusconi dilaga in tv
27-03-2010
ROMA. Lascia anticipatamente il vertice europeo di Bruxelles per dilagare in televisione e spiegare che le regionali sono un test politico che però non avranno nessuna conseguenza sul governo a prescindere dal risultato. Ma nell'ultimo giorno di campagna elettorale prima del silenzio imposto dalla legge, Silvio Berlusconi non estrae assi dalla manica. Nessun annuncio a sorpresa come il taglio dell'Ici calato sul tavolo dell'ultimo confronto televisivo contro Romano Prodi nelle politiche del 2006. Il leader del centrodestra preferisce ripetere come un mantra i cavalli di battaglia di queste settimane: la sinistra antidemocratica, il partito dei giudici che comanda il Paese, il premier ridotto ad un mero "suggeritore" subordinato al capo dello Stato. Unica novità, un appello rivolto all'opposizione affinché cambi atteggiamento, abbandonando gli insulti e consentendo un dialogo costruttivo sulle riforme. Ed è proprio su quanto resta da fare al governo che il premier insiste maggiormente.
Lasciata Bruxelles anzitempo, il premier nel primo pomeriggio di ieri raggiunge gli studi di Sky Tg24. Si sottopone al fuoco di fila di domande, anche a quelle più scomode. Conferma di voler tenere bassa l'asticella oltre la quale si dichiarerà vincitore. "Ogni regione in più sarà un successo, ma la vera vittoria sarebbe che la maggioranza dei cittadini fosse amministrata da noi". Dice di non temere l'astensionismo e di confidare nel "buon senso" degli italiani. In ogni caso, aggiunge a scanso di equivoci, anche in caso di sconfitta "non cambierà nulla" perché il mandato del governo è di cinque anni.
Berlusconi punta molto sulle riforme, sia per invogliare gli indifferenti sia per placare le tensioni interne alla maggioranza. Non solo quella della giustizia, che resta comunque la "più urgente", ma anche sull'ammodernamento del fisco con la "prospettiva" di ridurre le tasse. Ovviamente, la "rivoluzione liberale" comprende anche le riforme istituzionali. Magari non attraverso i gazebo visto che, spiega per evitare ulteriori polemiche con Gianfranco Fini, per scegliere fra presidenzialismo e premierato ci sono "mille modi". Attacca giornali ("organi di disinformazione assoluta"), sinistra ("antidemocratica e sovietica"), pm politicizzati ("in aula troverei plotoni d'esecuzione"). Esclude l'ipotesi di un sorpasso della Lega sul Pdl al Nord, definisce Pier Ferdinando Casini "schizofrenico" e un voto dato all'Udc inutile; ribattezza Pier Luigi Bersani un "professionista nel capovolgimento della realtà" e torna ad attaccare Magistratura Democratica.
Accusa Michele Santoro di portare in giro "lugubri carri di Tespi" e chiede che almeno i suoi "processi senza contraddittorio" si facciano lontano dalla Rai.
Parla anche di futuro, spiegando che a decidere il successore non sarà lui, ma il partito, con un congresso o forse con delle primarie. A Sky dice che con una "sinistra che offende e calunnia non c'é alcuna possibilità" di confronto. Poi, quando a intervistarlo è StudioAperto, apre al dialogo sulle riforme: abbiamo i numeri per farle da sole, ma "per il bene del Paese é auspicabile che siano condivise". Da qui l'invito al centrosinistra ad abbandonare toni "sguaiati e violenti" per cambiare il clima politico.
Parla al Gr1, al Tg4, al Tg1 e al Tg2. Ma la sostanza non cambia. L'ultima apparizione pubblica la fa al comizio per la candidata nel Lazio, Renata Polverini. Parla della busta con della polvere sospetta recapitata nella sua villa di Arcore. Prima con tono scherzoso, spiegando che hanno evacuata casa sua e suo figlio è finito in una "stanza sigillata". Qualche passaggio dopo, più serio, aggiunge: "Hanno provato a farmi fuori" in tutti i modi e adesso tentano di farlo con "statuette o polverine". Si dice sicuro di vincere queste elezioni che non sono solo regionali, ma "nazionali e politiche" e annuncia di voler fare una manifestazione ogni primavera a piazza in Piazza San Giovanni. Di annunci a sorpresa, però, nessuno.
giovedì 25 marzo 2010
Fiat/Marchionne smentisce le voci su 5mila tagli. Preoccupati i sindacati. "Licenziamenti? Non sono nel piano"
25-03-2010
TORINO. "Non è il nostro piano, non lo conosco. Stiamo ancora lavorando, smentisco tutto".
L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, non nasconde la sua rabbia sulle indiscrezioni secondo le quali nel piano che presenterà il 21 aprile al Lingotto sarebbero previsti quasi cinquemila dipendenti in meno e la riduzione da dodici a otto modelli.
Le reazioni sindacali e politiche, però, sono immediate e anticipano le smentite, mentre il titolo, dopo avere registrato rialzi fino al 6%, chiude in crescita del 4,26% a 9,8 euro. Sono preoccupati i sindacati che accusano il governo di non avere fatto nulla e vogliono un negoziato sul piano, mentre a Termini Imerese scatta subito un'ora di sciopero. Si arrabbia il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che parla di "indiscrezioni inquietanti che suscitano allarme sociale".
Buone notizie però arrivano in serata per lo stabilimento di Pomigliano. Al tavolo tecnico presso la Fiat a Roma l'azienda ha promesso investimenti per realizzare la nuova Punto e un altra vettura, con l'uscita morbida di 500 addetti in età pensionabile, ponendo così le precondizioni - spiega il segretario generale della Uilm Giovanni Sgambati - per una intesa entro la fine del mese.
La prima smentita ufficiale del Piano della Fiat è alle 13,23: in un comunicato parla di anticipazioni giornalistiche "premature e prive di ogni fondamento" e definisce di nuovo l'ipotesi di spin off delle attività auto "frutto di congetture nate al di fuori del gruppo". Poi è Marchionne a parlare a Torino, dove partecipa al direttivo della Confindustria, in attesa dell'assemblea degli azionisti di venerdì. "È la crisi più profonda che abbiamo visto in Europa - afferma - e noi non abbiamo licenziato nessuno. Cercare di picchiare la Fiat in un momento come questo é la cosa più sproporzionata che abbia mai visto, è quasi vergognoso".
L'amministratore delegato del Lingotto parla di "strumentalizzazioni" e di "speculazioni dei giornali". "Ci hanno accusato di tantissime cose - dice - ma la realtà è che non abbiamo mai licenziato nessuno, abbiamo cercato di mantenere l'equilibrio sociale negli scorsi 24 mesi. Stiamo gestendo un momento difficile nei migliori dei modi, abbiamo protetto l'aspetto operativo al massimo con sacrifici enormi. Non voglio medaglie, ma quello che è stato fatto è stato fatto. Ricordatevi dove era la Fiat nel 2004". Marchionne ribadisce inoltre che se ci sarà qualcosa da dire sullo scorporo dell'auto se ne parlerà il 21 aprile e su Termini Imerese spiega che sarà fatto il possibile e che "una soluzione si dovrà pure trovare".
Le smentite non placano le preoccupazioni. "I nostri timori - dice il leader della Cgil, Guglielmo Epifani - sono confermati. La Fiat riduce occupazione e porta parte della produzione dei motori fuori dal Paese, mentre fa fare le cose più innovative agli Stati Uniti. Riduce in sostanza la sua presenza in Italia". Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, chiede al governo una convocazione immediata, mentre per il numero uno della Fiom, Gianni Rinaldini, "si deve aprire un vero negoziato sul piano che non può essere semplicemente annunciato il 21 aprile e comunicato ai sindacati saltando qualsiasi trattativa". Anche la Ugl chiede un incontro prima del 21 aprile. Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, parla di "un'impostazione da rimandare al mittente", quello della Fismic, Roberto Di Maulo accusa il governo di essersi comportato come Ponzio Pilato.
Il Lingotto annuncia intanto due nuove settimane di cassa integrazione alla Powertrain di Torino Stura per 1.500 lavoratori, in un reparto che ha quasi esaurito gli ammortizzatori sociali ordinari.
Etichette:
Fiat,
Gianni Rinaldini,
Italy,
Lingotto,
Recreation,
Sergio Marchionne,
Termini Imerese,
Turin
Napolitano raffredda i toni della campagna elettorale
25-03-2010
ROMA. Primo, tenere unito il paese. Secondo, "onorare la Costituzione rispettando tutte le istituzioni dello Stato democratico". Con questi richiami Giorgio Napolitano ha provato a raffreddare il clima rovente di una campagna elettorale contrassegnata dagli attacchi del presidente del Consiglio alla magistratura e dall'annuncio di riforme istituzionali presidenzialiste, anche se non condivise con le opposizioni, da ratificare per referendum costruendo il consenso nei gazebo.
Silvio Berlusconi non ha commentato Napolitano, non ha aggiunto ulteriori affondo. Ma ieri mattina aveva confermato quanto già detto nei giorni scorsi: "Questo voto, ha ripetuto di prima mattina ai microfoni del Tg5, è stato condizionato a tavolino da una magistratura di sinistra che vara inchieste a orologeria, da una sinistra "ammanetatta a Di Pietro" che ha cercato di cancellarci non ammettendo la nostra lista nel Lazio, e da giornali che raccontano falsi scandali". Gianfranco Fini ha osservato che "per le riforme l'approccio non può essere basato sulle strumentalizzazioni di tipo propagandistico o legato al vantaggio, pur legittimo, che possa trovare questa o quella parte", ma finalizzate allo spirito costituente "ed avere come obiettivo l'interesse generale e il bene comune, nel rispetto della dialettica tra le forze e le culture politiche, garantendo una Costituzione riformata che rappresenti una garanzia per tutti gli italiani".
Alle nove e mezza, quando è arrivato alle Fosse Ardeatine, per l'annuale commemorazione delle 335 vittime dell'eccidio nazista, il presidente della Repubblica aveva già visto i lanci di agenzia. Al temine della cerimonia, i giornalisti gli hanno chiesto quanto vale la lezione di quel terribile episodio di 66 anni fa. "Ho il dovere, come si sa e come è scritto nella Costituzione, di rappresentare l'unità nazionale, di tenere unito il Paese. E non penso ad altro che a questo: a come influire per la mia parte. Sono qui - ha aggiunto - per ribadire che cosa ha rappresentato il superamento della tragica esperienza della guerra e della barbarie nazista: la fondazione dello Stato democratico e la Costituzione, che noi dobbiamo onorare anche rispettando tutte le istituzioni dello Stato democratico". Poche parole, misurate, ma molto chiare che hanno suscitato il plauso del Pd, dell'IdV e della radicale Emma Bonino, e il consenso di circostanza di alcuni esponenti del Pdl. Roberto Calderoli (Lega Nord) ha chiesto a tutti di mettersi una mano sulla coscienza, dopo il voto di domenica e lunedì, "per riprendere il cammino delle riforme e del dialogo, per non farle nascere zoppe".
Tra le istituzioni da rispettare, ha commentato Maurizio Gasparri (Pdl) "c'è anche il governo, che spesso è al centro di attacchi velenosi". Il fatto è, ha detto Rosi Bindi, presidente del Pd, che chi cerca lo scontro con le istituzioni, offende la democrazia "e purtroppo questo è lo stile del nostro presidente del Consiglio". Berlusconi deve smetterla di fomentare tensioni fra poteri dello Stato, ha detto Enrico Letta, vice segretario del Pd, e se vuole portare le riforme nei gazebo, faremo valere le nostre buone ragioni anche lì. Quello di ieri, ha detto Leoluca Orlando (IdV) è il 24/mo attacco di Berlusconi alla magistratura in 24 giorni.
"Sta sfasciando lo Stato pezzo a pezzo", ha aggiunto Massimo Donadi, anch'egli del partito di Di Pietro. L'Associazione Nazionale Magistrati ha stigmatizzato le critiche. Le "gravi e reiterate aggressioni" alla magistratura, sostiene l'Anm, sono un "problema dell'intero Paese e delle sue istituzioni", ma non ci faremo "trascinare sul terreno dello scontro politico" e perciò abbiamo deciso di non replicare al nuovo attacco del premier.
Silvio Berlusconi. L'incubo della sinistra
25-03-2010
Il premier attraversa l'Italia da Nord a Sud, martedì Torino e ieri Bari, ripetendo all'infinito le sue accuse contro la sinistra e la magistratura ad essa asservita e tratteggiando ogni giorno di più un'idea di partito diversa da quella del co-fondatore, Gianfranco Fini
BARI. Gazebo ha detto, e gazebo saranno. A tre giorni dal voto Silvio Berlusconi, senza tenere in nessun conto i rilievi del co-fondatore del Pdl Gianfranco Fini, tiene il punto sull'annuncio di voler affidare al popolo la scelta sulle riforme istituzionali. "Sono stato criticato perché ho detto che saranno i cittadini a decidere se dovrà essere eletto direttamente da loro il presidente della Repubblica o il presidente del Consiglio. Sono felice di queste critiche, perché sono convinto della giustezza della mia posizione", rilancia da Bari, insistendo piccato sull'idea, nonostante l'altolà dell'alleato.
"Per le riforme l'approccio non può essere basato sulle strumentalizzazioni di tipo propagandistico o legato al vantaggio, pur legittimo, che possa trovare questa o quella parte", aveva preso le distanze Fini, insistendo invece per "riforme finalizzate allo spirito costituente, all'interesse generale e al bene comune, nel rispetto della dialettica tra le forze e le culture politiche".
Ma Berlusconi non pare volerlo ascoltare. Il premier attraversa l'Italia da Nord a Sud, martedì Torino e ieri Bari, ripetendo all'infinito le sue accuse contro la sinistra e la magistratura ad essa asservita e tratteggiando ogni giorno di più un'idea di partito diversa da quella del co-fondatore. "Il nostro Pdl è nato per ascoltare la gente, per prendere decisioni dal basso, per essere una formazione politica diversissima dai partiti della prima repubblica", insiste nella ricerca di investitura popolare il Cavaliere, mentre la terza carica dello Stato si mostra attento alle ragioni dell'opposizione ed agli equilibri istituzionali, e cerca di elevare con fondazioni e pensatoi il dibattito nel Pdl. Che a Fini non piace come è, mentre Berlusconi lo trova "un partito assolutamente democratico, dove le scelte vengono fatte dagli organi previsti per statuto a maggioranza, ascoltando la voce del popolo".
Quindi anche sull'elezione diretta del premier o presidente del Consiglio, dice, galvanizzando la platea in tripudio, "la scelta deve essere del popolo, direttamente vostra".
Dalle urne non è ancora uscito il responso delle Regionali, che necessariamente inciderà anche sugli equilibri del Pdl, ma Berlusconi ha già in mente un suo percorso, cerca la conferma della leadership nella spinta popolare e intanto assicura che con Bossi non ci saranno problemi. Perché "il sorpasso non ci sarà e con la Lega c'é un'alleanza strategica per riformare il paese".
Il Carroccio subito ripaga il premier di tanta fiducia, sostenendo con il ministro delle Riforme Roberto Calderoli che sul presidenzialismo è un bene consultare il popolo".
Par condicio, immigrazione, riforma delle istituzioni, della giustizia e del fisco, intercettazioni: su nessuna di queste cose Berlusconi - e lo ha ripetuto anche ieri - intende cercare a tutti i costi l'accordo con gli avversari politici. E anzi anche da Bari - dove è arrivato ieri per appoggiare il candidato Pdl Rocco Palese in un padiglione della Fiera del Levante dai molti spazi vuoti (nonostante i dodici mila presenti per la Questura) - Berlusconi torna a chiedere "una scelta di campo tra noi e loro, un voto che dia forza al governo nazionale per fare le riforme nei prossimi tre anni".
"La sinistra, da 16 anni a questa parte, ha un solo grande incubo e grande collante: questo incubo si chiama Silvio Berlusconi", era tornato all'attacco degli avversari al mattino il Cavaliere collegato con il Tg5, per poi, a sera, di nuovo protestare contro la magistratura politicizzata e"l'indecenza di un paese dove un premier può essere intercettato e finire senza potersi difendere sotto le terribili accuse di un signor Travaglio, in una tv di Stato pagata da tutti".
Riforma della par condicio, delle intercettazioni e "riduzione del numero di parlamentari inutili", saranno tra i primi passi dopo il voto.
Con un ultimo avviso agli elettori pugliesi: "Chi vota per l'Udc e per la Poli Bortone non solo butta via il suo voto ma lo regala alla sinistra e a Nichi Vendola". Mentre il successo alle Regionali per il premier si valuterà sulla "maggioranza degli italiani governati dal centrodestra" e non dal numero di governatori conquistati da Pdl e Lega.
Etichette:
Bari,
Carroccio,
Gianfranco Fini,
Italy,
Lombardy,
Roberto Calderoli,
Silvio Berlusconi,
Umberto Bossi
domenica 21 marzo 2010
Berlusconi, un guitto senza guizzo
21 marzo 2010
Gli unici milioni veri, in piazza San Giovanni, sono Alfredo Milioni e i suoi cari, giunti peraltro sul posto con venti minuti di ritardo a causa dei giudici comunisti col ritratto di Che Guevara. Per il resto, la ripresa aerea ha fatto giustizia delle cifre sparate dal ballista di Arcore e dai suoi turiferari: poche decine di migliaia di persone, oltretutto recintate da ogni lato per sembrare di più. Una pena. Lui, poi, una noia mortale. Il Grande Comunicatore pare il vecchio guitto di Alberto Sordi nel finale di "Polvere di stelle", costretto a mendicare particine in teatri di periferia e a riesumare vecchie gag di repertorio per strappare pallidi sorrisi di circostanza e commiserazione.
Nemmeno le menzogne gli riescono più come una volta: ai bei tempi le improvvisava su due piedi, nuove di pacca. Sempre balle erano, ma almeno fresche. Quelle di ieri, lette dal discorso preparato con Gianni Letta (sai che allegria), puzzavano di muffa. Già sentite mille volte. Il modernariato della balla. Il comunismo, le toghe rosse, lo spionaggio, lo Stato di polizia, il regime delle sinistre, l’oppressione fiscale di Prodi, l’Amore che vince sull’odio. Mancava solo l’eroeMangano. Mai un guizzo, una trovata, uno slogan che funzionasse. Sul palco, quello sì affollatissimo all’inverosimile, età media settant’anni, un grande sferragliare di dentiere, cateteri e cinti erniari, oltre a smodati quantitativi di silicone e botox ben oltre i limiti fissati dall’Unione europea.
Tant’è che i pochi candidati sotto i 50 vengono presentati dall’attempato gagà brianzolo come "ragazzi". A un certo punto riesuma addirittura il discorso della discesa in campo del ‘94 ("America’, facce Tarzan!"), omettendo ovviamente le frasi contro la prima Repubblica e in difesa di Mani Pulite: "La vecchia classe politica è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L’autoaffondamento dei vecchi governanti, schiacciati dal peso del debito pubblico e dal sistema del finanziamento illegale dei partiti, lascia il Paese impreparato e incerto nel momento difficile del rinnovamento e del passaggio a una nuova Repubblica".
Parole che stonerebbero accanto ai cori contro Di Pietro, Santoro, toghe rosse e altri bersagli dell’odio del Partito dell’Amore. Poi la gag del Contratto con gli italiani, stavolta recitato dai tredici aspiranti governatori presenti (Zaia, l’unico normale, non c’era), per via della mancanza della scrivania di ciliegio e del suo custode Bruno Vespa, rimasto negli studi deserti di Porta a Porta a rodersi il fegato per il black out preelettorale proprio mentre ci lascia Pietrino Vanacore. Le domande alla folla "Volete voi…?" sono copiate dal Duce, che almeno le piazze riusciva a riempirle e non pensò mai all’inno "Meno male che Benito c’è".
Poi "i miracoli di Bertolaso": tre applausi. Il piano casa: due. Il crollo di furti e rapine: sguardi interrogativi. "L’amico Cota che in Piemonte collegherà l’Atlantico al Pacifico": occhi smarriti. I "400 mafiosi arrestati", tranne quelli rifugiati in Parlamento e al governo, che si toccano sul palco. L’unico sussulto è quando arrivaBossi. Al Tappone, sempre spiritoso, dice "noi moderati". Poi l’Umberto pronuncia una frase da leader dell’opposizione, che infatti non è mai venuta in mente a uno del Pd: "Sono uno dei pochi che non ha mai chiesto una lira a Berlusconi".
Gelo sul palco, freddo polare in piazza. Bossi tenta ancora di spiegare il misterioso concetto di "famiglia trasversale". Che alluda al triangoloSilvio-Veronica-Patrizia? Meglio non approfondire. Lo portano via. La gente comincia a sfollare. L’anziano guitto tenta di trattenerla con la zampata del teleimbonitore (“Ai primi cinque che chiamano per la batteria di pentole, ci mettiamo su tre padelle antiaderenti!”), improvvisata sul momento: "Nei prossimi tre anni vogliamo anche vincere il cancro". Verrà abolito con un decreto interpretativo: basterà chiamarlo varicella. Perché l’Amore vince sempre, ma ogni tanto pareggia.
Da il Fatto Quotidiano del 21 marzo
Etichette:
Alberto Sordi,
Bruno Vespa,
Duce,
Gianni Letta,
Il Fatto Quotidiano,
Italy,
Mani Pulite,
Silvio Berlusconi
Le pensioni dei nostri dipendenti
Un nostro dipendente, l'ex presidente dell'Agenzia dei Rifiuti in Sicilia (sciolta di recente), è andato in pensione. Almeno lui ci è riuscito. Il fortunato si chiama Felice Crosta e non dovrà più preoccuparsi del futuro. Percepirà, grazie a tutti quelli che in pensione non ci andranno mai, 1.369 euro AL GIORNO. Non è certo il solo. Le pensioni devono avere un tetto. Invece di spostare i termini delle prossime pensioni verso la morte dei futuri pensionati, riduciamo le pensioni attuali a una cifra massima. 3/4.000 euro al mese sono più che adeguati. Scommettiamo che chi li supera sono in maggioranza i nostri dipendenti? Inoltre, per la pensione ci vuole la par condicio. Se i parlamentari ne maturano il diritto dopo due anni e mezzo, deve valere lo stesso per tutti i cittadini. Non mi risulta che nessun partito abbia rinunciato ancora a questo odioso privilegio.
Etichette:
Italy,
Nero d'Avola,
Recreation,
Sicilia,
Sicily,
Stainless steel,
United States,
Wine tasting descriptors
Animemorte
Qual è il prezzo di un'animamorta? E quante, nel nostro Paese, sono in vendita, già vendute, a prezzi di saldo, in offerta speciale, compri tre paghi due, sconti quantità, a condizioni di realizzo? Chi le ha comprate e chi le ha cedute? "Nell'androne d'una locanda della città di N., capoluogo di governatorato, entrò una graziosa, piccola vettura a molle, di quelle in cui viaggiano gli scapoli: tenenti colonnelli a riposo, capitani in seconda, proprietari di campagna che possiedono un centinaio d'anime di contadini: in una parola, tutti quelli che si dicono signori di mezza taglia. Nella carrozza sedeva un signore, che non era proprio un bell'uomo...". Così inizia: "Le anime morte" di Gogol. Un avventuriero russo acquista servi della gleba defunti, "anime morte", su cui i proprietari devono pagare una tassa fino al prossimo censimento che ne attesta il decesso. Un affare conveniente per i proprietari e anche per Čičikov, il nome del truffatore. Čičikov vuole creare un elenco di anime morte per ottenere una somma rilevante dalle autorità che finanziano chi sposta la sua forza lavoro nelle aree del sud spopolato della Russia. Ottenuti i soldi, si dileguerà. Epidemie e carestie che portano nella tomba un grande numero di contadini sono per lui liete notizie. Più anime morte da comprare e da rivendere. Business.
Le animemorte italiane muoiono in anticipo pur di farsi comprare. Lo sentite il silenzio della Confindustria? Dei sindacati? Dei professori e dei rettori universitari? Degliartisti? Dei campioni sportivi? Degli esponenti della classe borghese come Mario Monti? Dei capi delle grandi aziende come Bernabé e Montezemolo? Delle istituzioni? Dove sono tutti? Morti, ma non ancora censiti.
Tutto è in vendita e quasi tutto è stato comprato. La responsabilità di questi struzzi della democrazia è enorme. Godono dei benefici del loro ruolo senza rispettarne i doveri. Le animemorte non hanno pentimenti. Hanno ceduto la loro coscienza in cambio di promozioni sociali, visibilità, sicurezza, potere. Imprenditore è diventato sinonimo di ladro come Tanzi, come Scaglia. Direttore di giornale, una parola oscena che equivale a verme. Chi non è ancora morto dentro non è in vendita, chi non è corrotto non può fare parte del Sistema che è diventato un immenso club con posti in prima, seconda e terza classe. L'importante è esserci, per avidità o per paura, e salire a bordo. Costi quel che costi, anche la propria dignità. Chi è fuori dal Sistema può vedere questo esercito di anime morte come l'Eden, e molti lo pensano, o come un sudario insopportabile. Più il Paese va allo sfascio, più sono le anime morte sul mercato e più il loro prezzo diminuisce. E' la legge della domanda e dell'offerta. Più sono i servi, meno costano.
Continua il tour del MoVimento 5 Stelle! Lunedi 22 marzo sono a Padova in Piazza dei Signori alle ore 19.00 e a Treviso in Piazza Borsa alle ore 21.00 Consulta il calendario completo del tour elettorale 2010!. |
Etichette:
Arts,
Catholicism,
Italy,
Lombardy,
Padua,
Piazza dei Signori,
Treviso,
Veneto
giovedì 18 marzo 2010
Wanted: "Aiutatemi a fare arrestare mio marito, pedofilo condannato e latitante"
Monza, 15/3/2010 - La moglie di un uomo, Gianluca Falduto, scopre che lui ha abusato della loro bambina di circa 3 anni nel febbraio
Etichette:
Alps,
Carabinieri,
Italy,
Lake Maggiore,
Milan,
Police,
Sculpture,
Tuscany
Iscriviti a:
Post (Atom)