Ieri fischi al ct della Nazionale che ha accompagnato i cantanti
Il direttore artistico: "Non è il suo ambiente, non l'ho voluto fermare"
Contestati fuori dal ristorante, a cena: "Vergogna, vergogna"
La fondazione Farefuturo: "Se vincono, sciopero della fame"
Emanuele Filiberto
SANREMO - Lo definisce "un'icona italiana", "l'uomo che ci ha regalato un sogno", per questo non ha voluto fermarlo e ha lasciato che ieri sera, sul palco, pronunciasse le parole che hanno animato la polemica. Il direttore artistico del Festival, Gianmarco Mazzi, risponde a chi sostiene che Marcello Lippi, ieri sera "accompagnatore" di Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici, abbia avvantaggiato il trio e Italia amore miopronunciando parole patriottiche al limite della violazione del regolamento, che vieta espressioni di sostegno prima dell'esecuzione del brano. "Con un titolo del genere non poteva non essere presente il ct della Nazionale - ha detto Lippi - è una canzone che si rivolge agli italiani in giro per il mondo che si guadagnano da vivere". Ma la partecipazione di Lippi non è stata accolta bene, così come l'esibizione dei tre. Al loro ingresso sul palco sono partiti dalla sala fischi e grida, fra chi urlava "A casa" e chi invocava "Cassano, Cassano", con riferimento al calciatore fatto fuori proprio da Lippi dal pacchetto Mondiali.
La protesta si è ripetuta al momento della proclamazione dei dieci Artisti rimasti in gara. Eliminati Fabrizio Moro ed Enrico Ruggeri, Pupo e principe sono in finale, e i risultati ottenuti ieri col televoto dimostrano che è piuttosto alta la possibilità che arrivino quanto meno su uno dei tre grandini del podio. "Fanno bollire i telefoni", dicono dall'entourage. Eppure, non sono sfuggiti alle contestazioni nemmeno una volta fuori dal teatro. Hanno cenato in un ristorante di piazzetta Bresca - dove si concentrano i locali a più alto tasso vip-artisti della settimana - mentre un gruppo di persone intonava un coro da stadio al grido di "Vergogna, vergogna". Non proprio un'immagine edificante, se si pensa che in queste ore, nelle strade intorno all'Ariston, c'è chi chiede autografi anche ai tassisti come se fossero delle star. A fine cena, uscita con trambusto e via in albergo, salvo breve esibizione di Pupo con gruppo di fan cantando tutti insieme Su di noi.
La polemica su Lippi continua. Ci si chiede perché non sia stato adottato alcun provvedimento rispetto a una palese violazione del regolamento, considerato anche che un passaggio del brano è stato modificato in favore dell'ospite "calcistico". Gioca in difesa Gianmarco Mazzi: "Quando Lippi ha iniziato a parlare e Antonella si è rivolta a me - racconta - non me la sono sentita di fermare un'icona italiana, l'uomo che ci ha regalato un sogno. Ero in difficoltà, mi sembrava irrispettoso, ho pensato che questo non è il suo ambiente e ho preferito lasciarlo parlare".
"Non sono un amministratore di condominio - ha aggiunto Mazzi - nella puntata di ieri si dava spazio alla capacità creativa degli artisti, io sono rimasto molto colpito dal fatto che loro abbiano potuto coinvolgere Lippi. Ci sono cantanti che sono riusciti a fare grande spettacolo come loro e altri che hanno fatto il minimo sindacale". Fra l'altro, Mazza ha "la sensazione che ieri, più che l'esecuzione con Lippi o la presenza di Lippi, i fischi provenienti dal pubblico dell'Ariston abbiano spinto tanti tifosi a televotare per quel brano".
Quanto al fatto che la canzone del trio ieri sia stata eseguita con un testo diverso - hanno modificato due strofe - e che questo vada contro il regolamento del festival che prevede che il testo ufficiale della canzone sia consegnato inderogabilmente entro il 22 dicembre alla Rai, Mazzi taglia corto: "Fa parte della libera rivisitazione della canzone che era consentita per la serata di ieri. Ed era normale che venisse omaggiato l'ospite".
E spunta la provocazione politica. La fondazione Farefuturo, vicina a Gianfranco Fini, propone uno sciopero della fame se dovessero vincere loro. "No, non sono solo canzonette - scrive il direttore di FfWebmagazine, la rivista online della fondazione - sono cultura di un paese. Sono immaginario. Sono etichette appiccicate addosso agli italiani. E anche, nel nostro caso, sono tatuaggi fatti a forza sulla pelle di una destra che in gran parte non è più così, che non vuole essere così". Le canzoni "sono cose importanti, come le parole. E allora, senza scherzare, lo anunciamo alla radicale: nel caso sventurato che a Sanremo 2010 vinca quell'inno imbarazzante, nazional-trombonesco, cantato dall'inarrestabile e incontenibile trio "Pupo-Filiberto-Canonici", il sottoscritto inizierà immediatemente uno sciopero della fame. Non è uno scherzo".
Sarà uno sciopero "non per protesta", spiega, perché "chissenefrega di chi vince Sanremo", è uno sciopero "che nasce dalla vergogna", "tutto culturale e soprattutto politico perché qualcuno deve far capire al paese che a destra, in Italia, c'è anche altro rispetto a una retorica patriottarda e vuota". Cita Michele Serra: "Lo ha scritto anche lui, Italia amore mio riesce a rendere ridicola la destra. E allora, bisogna reagire. Un inno alla patria è una cosa seria. Sciopero della fame, allora. E chi è d'accordo, segua".
Il principe e Pupo, intanto, impazzano fra radio e tv. Ai microfoni di un'emittente locale, dov'era ospite questa mattina (audio diffuso per un'intera strada di Sanremo), Emanuele Filiberto ha ripetuto per l'ennesima volta: "Sono felice per tutto questo affetto, e ringrazio chi mi ha votato perché ha capito che io amo il mio paese, e che essere a Sanremo è stato sempre il mio sogno". Stasera si vedrà se i fedelissimi lo amano così tanto da rimetterlo sul trono, anche se solo a Sanremo.
La protesta si è ripetuta al momento della proclamazione dei dieci Artisti rimasti in gara. Eliminati Fabrizio Moro ed Enrico Ruggeri, Pupo e principe sono in finale, e i risultati ottenuti ieri col televoto dimostrano che è piuttosto alta la possibilità che arrivino quanto meno su uno dei tre grandini del podio. "Fanno bollire i telefoni", dicono dall'entourage. Eppure, non sono sfuggiti alle contestazioni nemmeno una volta fuori dal teatro. Hanno cenato in un ristorante di piazzetta Bresca - dove si concentrano i locali a più alto tasso vip-artisti della settimana - mentre un gruppo di persone intonava un coro da stadio al grido di "Vergogna, vergogna". Non proprio un'immagine edificante, se si pensa che in queste ore, nelle strade intorno all'Ariston, c'è chi chiede autografi anche ai tassisti come se fossero delle star. A fine cena, uscita con trambusto e via in albergo, salvo breve esibizione di Pupo con gruppo di fan cantando tutti insieme Su di noi.
La polemica su Lippi continua. Ci si chiede perché non sia stato adottato alcun provvedimento rispetto a una palese violazione del regolamento, considerato anche che un passaggio del brano è stato modificato in favore dell'ospite "calcistico". Gioca in difesa Gianmarco Mazzi: "Quando Lippi ha iniziato a parlare e Antonella si è rivolta a me - racconta - non me la sono sentita di fermare un'icona italiana, l'uomo che ci ha regalato un sogno. Ero in difficoltà, mi sembrava irrispettoso, ho pensato che questo non è il suo ambiente e ho preferito lasciarlo parlare".
"Non sono un amministratore di condominio - ha aggiunto Mazzi - nella puntata di ieri si dava spazio alla capacità creativa degli artisti, io sono rimasto molto colpito dal fatto che loro abbiano potuto coinvolgere Lippi. Ci sono cantanti che sono riusciti a fare grande spettacolo come loro e altri che hanno fatto il minimo sindacale". Fra l'altro, Mazza ha "la sensazione che ieri, più che l'esecuzione con Lippi o la presenza di Lippi, i fischi provenienti dal pubblico dell'Ariston abbiano spinto tanti tifosi a televotare per quel brano".
Quanto al fatto che la canzone del trio ieri sia stata eseguita con un testo diverso - hanno modificato due strofe - e che questo vada contro il regolamento del festival che prevede che il testo ufficiale della canzone sia consegnato inderogabilmente entro il 22 dicembre alla Rai, Mazzi taglia corto: "Fa parte della libera rivisitazione della canzone che era consentita per la serata di ieri. Ed era normale che venisse omaggiato l'ospite".
E spunta la provocazione politica. La fondazione Farefuturo, vicina a Gianfranco Fini, propone uno sciopero della fame se dovessero vincere loro. "No, non sono solo canzonette - scrive il direttore di FfWebmagazine, la rivista online della fondazione - sono cultura di un paese. Sono immaginario. Sono etichette appiccicate addosso agli italiani. E anche, nel nostro caso, sono tatuaggi fatti a forza sulla pelle di una destra che in gran parte non è più così, che non vuole essere così". Le canzoni "sono cose importanti, come le parole. E allora, senza scherzare, lo anunciamo alla radicale: nel caso sventurato che a Sanremo 2010 vinca quell'inno imbarazzante, nazional-trombonesco, cantato dall'inarrestabile e incontenibile trio "Pupo-Filiberto-Canonici", il sottoscritto inizierà immediatemente uno sciopero della fame. Non è uno scherzo".
Sarà uno sciopero "non per protesta", spiega, perché "chissenefrega di chi vince Sanremo", è uno sciopero "che nasce dalla vergogna", "tutto culturale e soprattutto politico perché qualcuno deve far capire al paese che a destra, in Italia, c'è anche altro rispetto a una retorica patriottarda e vuota". Cita Michele Serra: "Lo ha scritto anche lui, Italia amore mio riesce a rendere ridicola la destra. E allora, bisogna reagire. Un inno alla patria è una cosa seria. Sciopero della fame, allora. E chi è d'accordo, segua".
Il principe e Pupo, intanto, impazzano fra radio e tv. Ai microfoni di un'emittente locale, dov'era ospite questa mattina (audio diffuso per un'intera strada di Sanremo), Emanuele Filiberto ha ripetuto per l'ennesima volta: "Sono felice per tutto questo affetto, e ringrazio chi mi ha votato perché ha capito che io amo il mio paese, e che essere a Sanremo è stato sempre il mio sogno". Stasera si vedrà se i fedelissimi lo amano così tanto da rimetterlo sul trono, anche se solo a Sanremo.
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