domenica 28 febbraio 2010

Cile in lutto. Più di 700 morti


01-03-2010
Case di legno che galleggiano nelle acque del Pacifico: non è un'immagine surreale evocata da Garcia Marquez, ma la realtà del Cile dopo il terremoto di sabato, nel quale sono morte più di 700 persone e che, scossa dopo scossa, sta lasciando nel centro-sud del paese una lunga scia di paura e distruzione. Quella di ieri nelle aree centro-meridionali nel paese sudamericano - in regioni quali Santiago, Talca Concepcion, Talcahuano, Constitucion - è stata una domenica di lutto, e si teme che il bilancio finale del sisma possa essere molto più pesante
SANTIAGO. A fornire gli ultimi dati è stata la presidente Michelle Bachelet: "I morti accertati sono 708", ha detto al termine di una riunione del comitato d'emergenza alla Moneda, aggiungendo che il numero delle persone disperse è "indeterminato". Solo a Constitucio, secondo quanto detto in televisione dai soccorritori, i cadaveri finora recuperati sono circa 350. Le notizie negative non finiscono qui.
La protezione civile ha già detto che un terremoto violento come quello di sabato apre la strada ad una lunga coda di scosse di assestamento, che potrebbero continuare per mesi. Ed anche molto forti: come per esempio quella avvertita molto chiaramente in più punti della già martoriata area ieri alle 08:26 (ora locale) di magnitudo 6,1 sulla scala Richter, mentre molta gente era in casa. Ieri, così come sabato, i racconti drammatici e le storie di dolore si sono moltiplicati: "Era come un Titanic che affondava", ha raccontato un abitante di Curicò, una delle località balneari investita da quello che ufficialmente Santiago chiama "maremoto" e invece la stampa, e gli esperti, "tsunami".
A rubare la scena tra la gente e i media, tv in primo luogo, in queste ultime ore sono stati però soprattutto i saccheggi di negozi e supermercati, in particolare a Concepcion. Il tema è controverso, e da più parti è stata chiesta prudenza: proprio a Concepcion i militari sono intervenuti per bloccare numerosi 'saccheggiatori', ma successivamente un alto ufficiale dei 'carabineros' ha chiesto di non utilizzare tale termine. Il tema è problematico: Concepcion è di fatto ancora isolata e qui la sindaco Jacqueline Van Rysselberghe, ha chiesto senza mezzi termini "al governo centrale l'invio dei militari".
La questione è stata poi tra i temi chiave al centro della riunione presieduta dalla Balchelet, incontro nel quale erano presenti i rappresentanti dei supermercati. Al termine della riunione, tra le varie dichiarazioni della presidente, anche l'annuncio che ai sinistrati saranno distribuiti gratuitamente cibo e acqua.
A circa 200 km da Concepcion c'é un altro centro dove ieri son giunte notizie drammatiche: proprio in questa cittadina costiera sono morte 350 persone, vittime dello tsunami che ha trascinato barche e pescherecci sulla terraferma, facendole arenare fra auto rovesciate e detriti di ogni genere. Lo tsunami d'altro canto non ha provocato grandi danni nelle altre aree dell'Oceano Pacifico dove era stato lanciato l'allerta, revocata dovunque nel corso della giornata: le onde anomale sono arrivate ma la popolazione, avvertita in tempo, aveva potuto abbandonare le zone costiere a rischio.
Santiago pare intanto lontana da tale devastazioni: ieri sono state a poco a poco riattivate diverse infrastrutture - in primo luogo la fornitura della luce e la metropolitana. E ieri pomeriggio nell'aereoporto sono atterrati i primi aerei, anche se le autorità sottolineano che la ripresa sarà graduale. Sulla fortissima scossa di magnitudo di 8,8 di sabato, i 'santiaguenos' sottolineano in queste ore in particolare due aspetti: "E' stato molto più forte di quello di Haiti. E' stato lunghissimo, non finiva mai". Intensità e durata, il micidiale mix che in altre parole spiega la psicosi serpeggiante in città, accompagnata però da una buona dose di nervi saldi, in un paese ad alta intensità tellurica, da sempre abituato a convivere quindi con i sussulti della terra.

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