Il ddl promosso dal Ministro della Giustizia Angelino Alfano ha ricevuto i consensi dell'intero Consiglio del Ministri per "impianto e finalità". Tuttavia non si è arrivato all'accordo sull'implementazione. Il Presidente Berlusconi chiede che venga varato in tempi strettissimi, al massimo una settimana
ROMA. Tutti concordi sulla necessità di varare norme più severe contro la corruzione ma non sul come farlo. In estrema sintesi si può descrivere così l'esito del Consiglio dei ministri che ha sostenuto con convinzione "l'impianto e le finalità" del disegno di legge presentato dal Guardasigilli Angelino Alfano (e fortemente voluto dal Cavaliere che chiede tempi strettissimi per il suo varo, al massimo la prossima settimana) ma ha anche rinviato alla prossima seduta il via libera al testo.
E così, a seconda di come lo si guarda, il 'bicchiere' può essere visto mezzo pieno o mezzo vuoto: i sostenitori della prima tesi possono obiettare che nessuno, nemmeno il Cavaliere aveva detto che il testo sarebbe stato approvato ieri. Ma è altrettanto vero che una conferenza stampa del ministro della Giustizia era stata prevista al termine della riunione. Segno, quest'ultimo, che il governo (premier e Guardasigilli in testa), avrebbe voluto dare il prima possibile una risposta alla marea montante di inchieste e indagini in cui sono coinvolti funzionari pubblici, membri del governo e persino magistrati.
E' stato lo stesso Berlusconi, ad inizio riunione, a ribadire di aver proposto un inasprimento delle pene perché un segnale al Paese va dato, e va fatto in tempi brevi. Prova che il capo del governo teme contraccolpi sul voto per le regionali. A quel punto, la parola è passata al Guardasigilli. Alfano ha illustrato il testo, preparato in tutta fretta insieme a Niccolò Ghedini e Giulia Bongiorno (consigliere giuridico del premier il primo, avvocato e deputata vicina a Gianfranco Fini la seconda). Un ddl che, proprio per accorciare i tempi, non era passato nemmeno per il pre-consiglio, la riunione dei 'tecnici' dei vari dicasteri che precede il Cdm. Terminata l'esposizione di Alfano, però, è iniziato un vero e proprio fuoco di fila di interventi. Chi era dentro nega contrasti o toni concitati; parla semmai di "osservazioni e puntualizzazioni". Fatto sta che diversi ministri hanno preso la parola per sollevare dubbi e perplessità in particolare sul tema della ineleggibilità e dell'incompatibilità. Alcuni, come Altero Matteoli, hanno ammonito sulle conseguenze di norme varate senza le dovute riflessioni e sull'onda dell'emergenza. Altri, come Roberto Calderoli, hanno posto l'accento sul fatto che l'inasprimento delle pene da solo non basta perché serve un intervento sulla trasparenza delle procedure oltre che sui controlli interni alla macchina amministrativa. Renato Brunetta ha sostenuto invece la necessità di intervenire sui "funzionari infedeli", quelli cioé che senza essere passati in giudicato hanno però già subito condanne in primo o secondo grado.
Ma dubbi sono stati espressi anche da 'berlusconiani di ferro', come Franco Frattini che ha messo in guardia su come norme troppo rigide rischino di mettere la politica in secondo piano rispetto alla magistratura nella scelta dei candidati. Ed anche Ignazio La Russa, rispolverando le sue conoscenze da avvocato, ha argomentato in materia di pene massime e minime. Insomma, un muro di domande senza risposte che hanno reso inevitabile il rinvio del testo, costringendo il Cdm ad una "approvazione di principio su una bozza da completare", come ha riassunto un ministro.
"Abbiamo approvato la parte che prevede l'inasprimento delle pene per i reati della Pubblica amministrazione, ma il testo non è stato licenziato perché manca una parte aggiuntiva, cioé quella relativa alla prevenzione", ha spiegato La Russa, forse prevedendo le critiche dell'opposizione per il rinvio. Uno slittamento che però non potrà ripetersi. Berlusconi, su questo, è stato chiaro: dobbiamo rispondere a quello che sta succedendo e farlo il prima possibile, ha spiegato ai fedelissimi. Ecco perché, nel comunicato finale del Cdm si legge: l'esame del provvedimento "sarà completato nella prossima riunione".
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