domenica 28 febbraio 2010

I Sopranos della Libertà



Gli italiani all'estero possono stare tranquilli. La task force: "Italiani nel mondo"messa in piedi da Sergio De Gregorio è imbattibile. Una fondazione che presiede "grazie all’impegno e alla passione dei colleghi parlamentari Amato Berardi, Esteban Juan Caselli, Nicola Paolo Di Girolamo e Basilio Giordano, che ricoprono i ruoli di vicepresidenti e soci fondatori". Oltre al famoso Di Girolamo, ambasciatore della 'ndrangheta nel mondo ( e in Parlamento), il gruppo di parlamentari scelti si avvale di Giordano, calabrese emigrato a Montreal su cui pende un ricorso del primo dei non eletti, di De Gregorio indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, indagine poi archiviata nel 2009, di Casellieletto in Argentina sulla cui elezione è stata aperta un'inchiesta per presunti brogli elettorali.
Il gruppo ha un obiettivo: "Costruire il PDL nel mondo", come riportato in alcuniinquietanti manifesti. Tutti i Parlamenti, dagli Stati Uniti all'Australia, dovranno avere la stessa modica quantità di prescritti, indagati, condannati in primo e secondo grado e in via definitiva presenti nel Partito dell'Amore. E' una missione quasi impossibile, ma i "Sopranos" non conoscono né l'impossibile, né il ridicolo.
Quando i componenti di Italiani nel Mondo confluirono nel Popolo della Libertà, fu "una scelta sofferta" anche per uno come per De Gregorio. Ma il tempo è galantuomo e in seguito dichiarò:" Il nostro ruolo...sempre a fianco del Governo Berlusconi, leader e statista, l’unico in grado di imporre un’impronta determinante alla politica internazionale del nostro Paese...". E anche: "In Campania c’è bisogno di una nuova classe dirigente che possa guidare con serenità e dignità la Regione... Mara Carfagna? Perché no: è giovane, ha un’ottima capacità di relazionarsi con i cittadini".
Italiani nel Mondo è garantista. La prima richiesta di arresti per Di Girolamo in seguito a brogli elettorali, per aver attentato ai diritti politici dei cittadini, concorso in falsità in atti destinati alle operazioni elettorali, false dichiarazioni sulle sue generalità avvenne nel 2008. De Gregorio dichiarò: "La scelta del Senato di rinviare alla Giunta delle immunità gli atti che chiedono la decadenza del senatore Nicola Di Girolamo è un atto di garantismo che fa onore alla tradizione democratica del nostro Paese... La revoca del seggio parlamentare che è espressione di una chiara e manifesta volontà popolare avrebbe potuto generare effetti divergenti rispetto a quelli della magistratura".
Per le sue attività il senatore De Gregorio ha ottenuto numerosi attestati, non ultimo il premio "Ostia nel mondo" organizzato da Tonino Colloca, presidente dell’Associazione “Anco Marzio” per il suo ruolo di promozione del made in Italy e della cultura italiana nel mondo.
La voce di "Italiani nel mondo" arriva ovunque grazie a "Italiani nel Mondo Channel" su SKY 888, "punto di riferimento per le comunita italiane sparse nel pianeta". Chiunque si colleghi potrà ascoltare l'analisi di De Gregorio su grandi temi come:
"PMI italiane investano a Hong Kong"
"Lavorare su integrazione dei Balcani"
"Finlandia crocevia strategico per sicurezza europea"
"Medio Oriente strategica posizione della Russia"
e l'immancabile: "L’Italia non dovrà perdere la sfida dell’oceano artico".

Ps: Non perdetevi il blog planetario di De Gregorio

Le stigmate di Augusto Minzolini



Il terremoto dell'Aquila è il fiore all'occhiello di Berlusconi. I fiori crescono sulletame, e di letame in Abruzzo ce n'è molto. Quello, ovviamente, nessuno lo inquadra. Tanto meno il TG1, la rassegna stampa del governo, diretto da un grande giornalista, Augusto Minzolini, uno spirito libero che non perde occasione per dire la sua su Craxi, sulla libertà di stampa, sul Lodo Alfano, sulle intercettazioni, sull'inchiesta che coinvolge Bertolaso e la protezione civile. Le sue opinioni sono libere, franche, oneste, tanto valide e convincenti che poi regolarmente accade che il Governo vi si adagi sopra, al punto che Minzolini avrebbe manifestato irritazione e fastidio per questa sorta di plagio che la politica, sempre a corto di idee, lo costringe a subire, attingendo al suo pensiero libero, lucido e brillante senza riconoscergliene la paternità.
 Non si spiega altrimenti la costante comunione di intenti che i suoi editoriali esibiscono nei confronti delle posizioni governative. Diversamente, potrebbe insorgere il sospetto di trovarsi di fronte a un servo di regime e questo, onestamente, non lo si può dire.

 Il suo telegiornale, viceversa, è così competente e interdisciplinare che riesce perfino a correggere le sentenze delle Sezioni Unite della Cassazione, che solo pochi giorni fa avevano inavvertitamente emesso un dispositivo di prescrizione nei confronti dell'avvocato inglese David Mills. Solo dopo avere ascoltato l'edizione del TG1 del giorno dopo, infatti, i magistrati hanno potuto rendersi conto dell'errore e correggere frettolosamente il termine prescrizione in assoluzione. Poi, presi dall'entusiasmo, stavano per strafare e aggiungere la locuzione "con formula piena", finché qualcuno tra di loro ha ricordato che questo, Minzolini, non l'aveva detto, così hanno desistito.

A dire il vero, il TG1 di Augusto Minzolini non è che il fiore all'occhiello di un servizio pubblico televisivo che tutto il mondo ci invidia. Rai Uno è talmente professionale e prestigiosa che i suoi giornalisti non solo riescono a descrivere la realtà come e meglio di coloro che la vivono, ma addirittura sono in anticipo sulle informazioniche verranno, e di svariati anni. Così, mentre nei giorni successivi al 6 aprile 2009, gli organi di informazione tradizionali, in ogni parte del mondo, si concentravano sulle disgrazie degli aquilani, raccontandone la tragedia e le condizioni di vita disumane, al TG1 e a Porta a Porta erano talmente avanti che inquadravano L'Aquila già perfettamente ricostruita, e i suoi abitanti felicemente sistemati in una new townconfortevole, accogliente e ospitale. Pochi malfidenti, con ogni probabilità la solitasinistra che odia, accusavano l'ammiraglia delle reti RAI di fare disinformazione, come ad esempio quando proprio il TG1 evitò di mandare in onda l'intervista di uno studioso di terremoti che, sei giorni prima del sisma, diffondeva eccessivo allarmismo, tuttavia è risaputo che chi precede i suoi tempi di molte lunghezze deve mettere in conto l'incomprensione dei suoi contemporanei. 
 E' lo scotto da pagare alla genialità. Giorno verrà in cui L'Aquila verrà ricostruita, l'economia tornerà a fiorire e gli aquilani riprenderanno a passeggiare per le vie del loro amato centro storico, più affascinante e popoloso che mai. 

 Ecco, Augusto Minzolini è solo un uomo che ha le visioni, come i tre contadinelli di Fatima, come Giulio Verne, come i Precog di Minority Report. Deve solo fare attenzione che, come Natuzza Evolo, non gli vengano le stigmate

 E soprattutto, che non gliele procurino gli altri. 

Cile in lutto. Più di 700 morti


01-03-2010
Case di legno che galleggiano nelle acque del Pacifico: non è un'immagine surreale evocata da Garcia Marquez, ma la realtà del Cile dopo il terremoto di sabato, nel quale sono morte più di 700 persone e che, scossa dopo scossa, sta lasciando nel centro-sud del paese una lunga scia di paura e distruzione. Quella di ieri nelle aree centro-meridionali nel paese sudamericano - in regioni quali Santiago, Talca Concepcion, Talcahuano, Constitucion - è stata una domenica di lutto, e si teme che il bilancio finale del sisma possa essere molto più pesante
SANTIAGO. A fornire gli ultimi dati è stata la presidente Michelle Bachelet: "I morti accertati sono 708", ha detto al termine di una riunione del comitato d'emergenza alla Moneda, aggiungendo che il numero delle persone disperse è "indeterminato". Solo a Constitucio, secondo quanto detto in televisione dai soccorritori, i cadaveri finora recuperati sono circa 350. Le notizie negative non finiscono qui.
La protezione civile ha già detto che un terremoto violento come quello di sabato apre la strada ad una lunga coda di scosse di assestamento, che potrebbero continuare per mesi. Ed anche molto forti: come per esempio quella avvertita molto chiaramente in più punti della già martoriata area ieri alle 08:26 (ora locale) di magnitudo 6,1 sulla scala Richter, mentre molta gente era in casa. Ieri, così come sabato, i racconti drammatici e le storie di dolore si sono moltiplicati: "Era come un Titanic che affondava", ha raccontato un abitante di Curicò, una delle località balneari investita da quello che ufficialmente Santiago chiama "maremoto" e invece la stampa, e gli esperti, "tsunami".
A rubare la scena tra la gente e i media, tv in primo luogo, in queste ultime ore sono stati però soprattutto i saccheggi di negozi e supermercati, in particolare a Concepcion. Il tema è controverso, e da più parti è stata chiesta prudenza: proprio a Concepcion i militari sono intervenuti per bloccare numerosi 'saccheggiatori', ma successivamente un alto ufficiale dei 'carabineros' ha chiesto di non utilizzare tale termine. Il tema è problematico: Concepcion è di fatto ancora isolata e qui la sindaco Jacqueline Van Rysselberghe, ha chiesto senza mezzi termini "al governo centrale l'invio dei militari".
La questione è stata poi tra i temi chiave al centro della riunione presieduta dalla Balchelet, incontro nel quale erano presenti i rappresentanti dei supermercati. Al termine della riunione, tra le varie dichiarazioni della presidente, anche l'annuncio che ai sinistrati saranno distribuiti gratuitamente cibo e acqua.
A circa 200 km da Concepcion c'é un altro centro dove ieri son giunte notizie drammatiche: proprio in questa cittadina costiera sono morte 350 persone, vittime dello tsunami che ha trascinato barche e pescherecci sulla terraferma, facendole arenare fra auto rovesciate e detriti di ogni genere. Lo tsunami d'altro canto non ha provocato grandi danni nelle altre aree dell'Oceano Pacifico dove era stato lanciato l'allerta, revocata dovunque nel corso della giornata: le onde anomale sono arrivate ma la popolazione, avvertita in tempo, aveva potuto abbandonare le zone costiere a rischio.
Santiago pare intanto lontana da tale devastazioni: ieri sono state a poco a poco riattivate diverse infrastrutture - in primo luogo la fornitura della luce e la metropolitana. E ieri pomeriggio nell'aereoporto sono atterrati i primi aerei, anche se le autorità sottolineano che la ripresa sarà graduale. Sulla fortissima scossa di magnitudo di 8,8 di sabato, i 'santiaguenos' sottolineano in queste ore in particolare due aspetti: "E' stato molto più forte di quello di Haiti. E' stato lunghissimo, non finiva mai". Intensità e durata, il micidiale mix che in altre parole spiega la psicosi serpeggiante in città, accompagnata però da una buona dose di nervi saldi, in un paese ad alta intensità tellurica, da sempre abituato a convivere quindi con i sussulti della terra.

Torna l'onda, viola


28 febbraio 2010

Gli organizzatori: siamo in tantissimi a dire no al legittimo impedimento. 

Anche ieri il viola ha conquistato la Capitale. Piazza del Popolo era piena. Duecentomila persone contro il legittimo impedimento. Questa la cifra che sarà data dagli organizzatori a fine giornata. L’appuntamento comportava qualche rischio: la giornata “La legge è uguale per tutti” era stata convocata all’inizio di febbraio, creando anche del malumore nei gruppi locali che a centinaia erano nati per il 5 dicembre. Troppo ristretti sembravano i tempi. E infatti, i pullman arrivati sono stati 100 contro i 600 del No B. Day. “È stato un successo - dice comunque Gianfranco Mascia, uno dei volti più riconosciuti dei viola - abbiamo dimostrato che possiamo andare in piazza quando vogliamo, senza chiedere aiuto a nessuno”. Questa volta tutti i fondi necessari ad allestire il palco, sono stati raccolti online: oltre 30.000 euro. Soldi che si aggiungono a quelli ricavati con offerte spontanee in piazza: “Sorridono tutti, ognuno dà qualche euro”, dice Alessandra, che gira tra la folla con una cassetta viola.



Costituzione, legalità, libera informazione, lotta alla precarietà, i temi affrontati. Il palco è aperto dall’appello di Roberto Saviano: “Adesso Basta”, dice lo scrittore, denunciando le infiltrazioni delle organizzazioni mafiose fino agli scranni del Parlamento. Arriva in piazza l’ultranovantenne Mario Monicelli: è in jeans e bomber, avanza tra la gente, come un comune cittadino fino ad arrivare sotto le transenne. Da lì un moto di popolo lo spinge ad intervenire sul palco: “Sono qui per dirvi non mollate. Dovete tenere duro, spazzare via tutta la classe dirigente del Paese, chi dirige la sanità, l’istruzione e i politici che sono i peggiori”. L’autrice satirica Francesca Fornario strappa applausi e risate amare: “L’unica fabbrica che non è mai in crisi, in Italia, è quella che sforna a piè sospinto leggi ad personam: in casa di Ghedini sono stati trovati cinquanta avvocati cinesi che lavoravano in un retrobottega” . È il momento di Marco Travaglio, che interviene in video con un messaggio registrato: “Le leggi ad personam non sono 20 com’è si è detto - chiarisce - ma oltre 37”. Poi cita Giorgio Bocca, che proprio in un’intervista alFatto Quotidiano ha detto che “L’unica bella notizia degli ultimi anni è il popolo viola, se si ribellano i ragazzi non tutto è perduto”. Per Travaglio, il popolo viola deve vigilare sul comportamento dei politici: “Dovete, dobbiamo essere chiarissimi: chiunque voti per una legge ad personam, non avrà mai più il nostro voto”. È il momento di Andrea Rivera, che fa esplodere la piazza citando prima Rino Gaetano e poi Pasolini, Saviano e tutti i giornalisti che si occupano di criminalità organizzata. “Berlusconi parla di stato di polizia, ma a me sembra che loro in galera non vanno mai, mentre le manganellate si abbattono su Carlo GiulianiStefano CucchiAldo Bianzino”. 



Flores d’Arcais si rivolge al Presidente della Camera: “Non basta esprimere la propria visione democratica nei libri - dice - bisogna opporsi contro le leggi vergogna, a cominciare dal processo breve”. Oliviero Beha chiede alla piazza: “Non siete offesi quando vi chiamano anti-politici?”. Risponde un boato. Poi è il turno di Guido Scorza, che si occupa di libertà digitali. Raccontano la loro esperienza i precari dell’Ispra, gli operai della Merloni e i precari della scuola. Rispetto al No B. Day del 5 dicembre, dove gli oltre 300.000 erano tutti emozionati dell’incredibile - e per certi versi inaspettato - successo, le decine di migliaia con sciarpe e berretti viola, appaiono più seri, arrabbiati. Dal palco viene dato il numero di un telefono cellulare: “Mandateci con un sms i vostri ‘Basta a’ e i vostri ‘vogliamo ancora’”. Ne arrivano a migliaia, al ritmo di uno ogni cinque secondi’. Da questi Sms verrà elaborata una proposta. “Abbiamo fatto un passo avanti - dice Mascia - ora cominciamo a costruire”.


un'immagine della manifestazione del popolo viola

da Il Fatto Quotidiano del 28 febbraio 2010

sabato 27 febbraio 2010

Sisma in Cile. Tsunami sulla costa. Una catastrofe


27-02-2010
Il Cile è stato colpito nella notte da un devastante terremoto di magnitudo 8.8. Un'onda tsunami alta più di 2 metri si è abbattuta sulla costa nelle città di Talca, Valparaiso e Coquimbo. Per ora il bilancio è di 180 morti
Una devastante terremoto di magnitudo 8.8 della scala Richter si e' verificato in Cile, alle 3.34 ora locale (le 7.34 in Italia). E' salito a 180 morti il bilancio delle vittime del sisma che ha colpito oggi il Cile. Lo ha riferito la televisione pubblica cilena. Un'onda tsunami alta oltre due metri ha raggiunto la costa cilena nelle città di Talca, Valparaiso e Coquimbo.

Dieci ore prima era stato preceduto da una scossa 6.9 sull'isola giapponese di Okinawa. E' scattato cosi' l'allarme tsunami praticamente nell'intero Oceano Pacifico, dal Centroamerica fino alla Polinesia. Ed una prima gigantesca ondata si e' abbattuta sull'isola di Juan Fernandez al largo di Valparaiso. Sulla costa si e' scatenato il terrore, ma secondo una prima valutazione i danni sono stati relativamente contenuti rispetto alla violenza del sisma.

Il sisma si è verificato vicino a Concepcion, scuotendo gli edifici e provocando blackout in alcuni quartieri della capitale Santiago. Lo hanno riferito il Servizio geologico statunitense e testimoni.
Secondo il Servizio geologico americano, il terremoto si è verificato 90 chilometri a Nord-Est di Concepcion, a una profondità di 55 chilometri, alle 3:34 del mattino ora locale (le 7:34 in Italia). Il Centro tsunami ha detto in un comunicato che "un terremoto di queste proporzioni ha il potenziale per generare uno tsunami distruttivo che può colpire le coste vicino all'epicentro nel giro di minuti e quelle più distanti nel giro di ore".
L'allarme è stato in seguito ampliato anche a Colombia, Panama, Costarica e Antartide.
Anche il Giappone ha emesso un'allerta tsunami per le coste dell'Oceano Pacifico, dopo il sisma al largo del Cile. Lo hanno annunciato i servizi meteorologici giapponesi.
Il servizio geologico americano Usgs ha registrato una replica del sisma che ha colpito il Cile di magnitudo 6,2 e una terza di magnitudo 5,6.
 L'Usgs (il servizio geologico americano) ha esteso l'allarme tsunami a tutto il Pacifico dopo il terremoto che ha avuto come epicentro il Cile.

LA CASA BIANCA PRONTA AD AIUTARE
La Casa Bianca "segue da vicino" le situazione dopo il terremoto in Cile, compresi i rischi di tsunami, e gli Stati Uniti sono pronti ad intervenire: lo ha detto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs.

BACHELET DICHIARA STATO CATASTROFE - Il presidente cileno, Michelle Bachelet, ha dichiarato lo stato di catastrofe a seguito del sisma che ha colpito il paese.
CHIUSO SCALO SANTIAGO, VOLI CANCELLATI - L'aeroporto internazionale di Santiago del Cile è stato chiuso e tutti i voli sono stati cancellati fino a nuovo ordine in seguito al sisma. Lo hanno annunciato fonti aeroportuali brasiliane e peruviane. La rampa di accesso al terminal è crollata, così come la zona destinata agli equipaggi, dove è caduto il tetto e si sono rotti i vetri.
FARNESINA VERIFICA, 50 MILA ITALIANI NEL PAESE - Attraverso l'ambasciata d'Italia a Santiago del Cile l'Unità di crisi del ministero degli Esteri sta cercando di verificare l'entità dei danni del violento sisma che, nella notte ha colpito il Cile con epicentro nella città di Concepcion. In tutto il Cile, si è appreso alla Farnesina, gli italiani registrati all'anagrafe consolare sono 50 mila. I connazionali residenti nella città di Concepcion sono un po' più di 500.
A SANTIAGO CROLLI E BLACK OUT - L'Onemi, l'Ufficio nazionale emergenze cileno, ha situato il sisma alle 03.34 (le 06.34 gmt) e l'epicentro a 90 km a nord est di Concepcion. A Santiago del Cile (cinque milioni di abitanti) sono crollati diversi ponti. In gran parte della città non c'é nessuna comunicazione telefonica e si verificano black out elettrici. Molte persone erano in strada e nei locali per l'inizio del week end, ma la maggior parte dormiva.
CILE, TURISTI IN FUGA DALLA COSTA - Nella città di Al Garrobo, 100 km a nord est di Santiago, il mare si è ritirato e molti turisti stanno fuggendo all'interno verso le autostrade, per cercare di rientrare a Santiago.
CILE, DUE REGIONI ISOLATE NEL SUD - Le autorità cilene hanno reso noto che in seguito al terremoto risultano isolate due regioni nel sud del Paese, Biobio e Talca.
APPELLO BACHELET IN TV, RIMANDATE CONTROESODO - Il presidente del Cile Michelle Bachelet si è appellata alla popolazione chiedendo di soprassedere dal tradizionale controesodo previsto questo week-end, l'ultimo dell'estate cilena. Parlando alla Cnn in spagnolo, Bachelet ha chiesto ai cileni di desistere dal mettersi in auto. Lunedì è prevista la riapertura delle scuole per l'inizio dell'anno scolastico in tutto il paese.
ONDATA GIGANTESCA SU ISOLOTTO JUAN FERNANDE - Sull'isolotto Juan Fernandez al largo di Valparaiso si è abbattuta un'ondata gigantesca di tsunami dopo il sisma che ha colpito il Cile. Lo affermano fonti concordanti.

Mister B. "incassa"


27 febbraio 2010

Grazie a tre leggi ad personam evita la galera. La condanna di Mills lo avrebbe coinvolto


di Peter Gomez Marco Travaglio



Senza tre leggi ad personam, fatte apposta per lui e per Cesare Previti, ieri Silvio Berlusconi sarebbe stato prelevato dalle forze dell’ordine e accompagnato a San Vittore per scontare la pena dopo la condanna definitiva per corruzione giudiziaria di David Mills. Stessa sorte sarebbe toccata, con le opportune procedure di estradizione, per il legale (si fa per dire) inglese. E’ questa – checché ne dicano i tg e i giornali di regime – la traduzione in italiano della sentenza della Cassazione che l’altroieri ha confermato irrevocabilmente la colpevolezza di Mills per essere stato corrotto da Berlusconi con 600 mila dollari in cambio di due false testimonianze nei processi All Iberian Guardia di finanza, e dichiarando il reato prescritto da un paio di mesi. Basta riavvolgere il nastro del processo per immaginarne l’esito finale e definitivo, al netto della legge ex Cirielli (2005), dell’indulto extra-large (2006) e del “lodo” Alfano (2008).

Nel 2004 la Procura di Milano scopre, da una lettera di Mills al suo commercialista, che il legale è stato ricompensato con 600 mila dollari da “Mr.B.” per le sue testimonianze reticenti. Il 26 novembre 2005 Mr.B. fa approvare in tutta fretta l’ex Cirielli, che taglia la prescrizione per gli incensurati (cioè anche per lui e per Mills): quella per la corruzione giudiziaria scende da 15 a 10 anni. E, siccome la tangente a Mills risale al 1999-2000, il reato si prescriverà non più nel 2014-2015, ma nel 2009-2010. Nell’ex Cirielli c’è anche una norma che tutti definiscono salva-Previti, ma è anche salva-Berlusconi: quella che consente agli ultrasettantenni di scontare la pena agli arresti domiciliari. Norma approvata quando Previti ha 71 anni e Berlusconi 69. Nel 2006 la Procura di Milano chiede e ottiene il rinvio a giudizio di Berlusconi e Mills. 
L’Unione vince le elezioni e, come primo atto in materia di giustizia, pensa bene di varare l’indulto più ampio della storia d’Italia, con la scusa del sovraffollamento delle carceri.

Nessuno dei trenta provvedimenti di clemenza varati in 50 anni di storia repubblicana includeva la corruzione. Il buonsenso consiglierebbe di escluderla anche stavolta, anche perché in carcere non c’è nessuno che sconti la pena per quel delitto. Ma il diktat di Forza Italia è chiaro: o si include la corruzione (anche giudiziaria) o niente. Altrimenti Previti, condannato a 6 anni per corruzione giudiziaria nel processo Imi-Sir e a 1 anno e mezzo nel processo Mondadori, dovrebbe scontarne almeno 4 e mezzo ai domiciliari: invece, con lo sconto di 3 anni per l’indulto, uscirebbe subito in affidamento ai servizi sociali. Mastella e i vertici dei partiti “liberi tutti” – Ds, Margherita, Verdi, Sdi, Rifondazione e Udc – cedono all’istante a Forza Italia e a fine luglio del 2006 approvano l’indulto extra-large.

Previti esce dai domiciliari e torna libero. Tutti i condannati per delitti commessi fino al 2 maggio 2006 avranno da spendere un buono-sconto di tre anni. Nel 2008 il processo Berlusconi-Mills è agli sgoccioli. Ma il 12 aprile l’imputato principale torna per la terza volta a Palazzo Chigi e vara subito la legge Alfano che immunizza le quattro alte cariche dello Stato, cioè lui. Il Tribunale di Milano stralcia la sua posizione in un processo separato, che viene congelato a settembre in attesa che la Consulta esamini l’eccezione sull’incostituzionalità del “lodo”, e seguita a processare il solo Mills. Che viene condannato a 4 anni e 6 mesi in primo e in secondo grado per essere stato corrotto da Berlusconi.

Nell’ottobre 2009 la Corte costituzionale cancella il lodo Alfano e il Tribunale di Milano rimette in pista il processo a Berlusconi (che ricomincia oggi dinanzi a un collegio diverso da quello che ha condannato Mills). Tutti attendono il verdetto della Consulta perché, se assolvesse Mills, anche Berlusconi sarebbe salvo e non dovrebbe più ricorrere ad altre leggi ad personam già in gestazione (processo breve e/o legittimo impedimento come “ponte” verso la soluzione finale: lodo Alfano costituzionale per alte cariche e ministri o, in alternativa, ripristino dell’immunità parlamentare ). L’altro ieri la Corte ha invece confermato che Mills (e dunque Berlusconi) il reato l’ha commesso, tant’è che l’ha condannato a risarcire la presidenza del Consiglio con 250 mila euro per i danni arrecati all’imparzialità della giustizia. Quanto alla pena, non ha potuto applicarla perché il processo è durato tre mesi di troppo: il reato si è estinto a fine 2009.

Ora, senza la ex Cirielli il reato si estinguerebbe nel 2014. Dunque Mills sarebbe stato condannato a 4 anni e 6 mesi. Senza il lodo Alfano, anche Berlusconi sarebbe stato condannato a una pena almeno equivalente, se non addirittura superiore in quanto corruttore. Senza l’indulto esteso alla corruzione giudiziaria, entrambi i condannati non beneficerebbero dello sconto di un terzo e sarebbero finiti in carcere. E, senza la norma salva-ultrasettantenni contenuta nell’ex Cirielli, Berlusconi finirebbe in carcere senza nemmeno poter chiedere i domiciliari. In più, dall’altroieri, sarebbe interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, pena accessoria obbligatoria per legge in caso di condanna per questo tipo di reato. Dunque la giunta per le elezioni e poi l’aula della Camera dovrebbero dichiararlo decaduto da deputato e ineleggibile per sempre, come hanno fatto tre anni fa per Previti. Mai come in questo momento, Mr.B. deve rivolgere un pensiero riconoscente alla sua maggioranza e anche al grosso della cosiddetta opposizione che, ciascuna secondo le proprie possibilità, l’hanno salvato dalla galera. Segui la diretta dell'evento in web streaming (Rainews 24) 

da il Fatto Quotidiano del 27 febbraio

venerdì 26 febbraio 2010

Attentato dei talebani. Kabul, ucciso un italiano, era agente dei servizi


26-02-2010

"L'italiano, un cliente del Park Residence, era in contatto telefonico con la polizia afghana poco dopo l'esplosione quando é stato ucciso a colpi di arma da fuoco dagli assalitori. Era un uomo coraggioso", ha detto il capo della polizia della capitale afghana, generale Abdul Rahman. "L'Italia e gli altri alleati resteranno impegnati in Afghanistan", ha assicurato a Sky il ministro degli Esteri, Franco Frattini
KABUL. I talebani hanno sferrato un nuovo attacco nel cuore della capitale Kabul: un commando di almeno otto assalitori - cinque i kamikaze secondo i talebani, tre per la polizia - ha preso di mira un'area frequentata da stranieri che ospita diversi hotel, tra cui il Safi Landmark, ed il centro commerciale Kabul City Center. Il bilancio dei morti oscilla tra le 14 e le 17 vittime: tra queste un funzionario italiano della presidenza del Consiglio, Pietro Colazzo (originario di Galatina, Lecce) un francese e quattro indiani.

"L'italiano, un cliente del Park Residence, era in contatto telefonico con la polizia afghana poco dopo l'esplosione quando é stato ucciso a colpi di arma da fuoco dagli assalitori. Era un uomo coraggioso", ha detto il capo della polizia della capitale afghana, generale Abdul Rahman. "L'Italia e gli altri alleati resteranno impegnati in Afghanistan", ha assicurato a Sky il ministro degli Esteri, Franco Frattini. La dinamica dell'assalto resta incerta: il commando è entrato in azione verso le 6.30 (le 3 italiane) quando le strade erano deserte anche per la festività islamica del venerdì, che quest'anno coincide con le celebrazioni del Mulud, il genetliaco del profeta Maometto. Una prima fortissima esplosione, seguita da una seconda minore, ha fatto scattare l'allarme. Secondo quanto riferito dai talebani e confermato al Washington Post dal capo della polizia criminale di Kabul, Abdul Ghafar Sayed Zada, la prima esplosione è stata causata da una autobomba davanti ad un hotel.

Oltre al Safi Landmark Hotel sono stati attaccati anche la Park Residence Guesthouse, dove si trovava l'italiano Pietro Antonio Colazzo, e l'Hamid Hotel. L'agenzia di stampa afghana Pajhwoh indica che questi due hotel erano molto popolari fra gli indiani perché si trovano a meno di 500 metri dall'ambasciata di New Delhi. 

Quindi "tre attentatori suicidi - scrive il Wp - hanno attaccato il Park Residence, un hotel frequentato da molti stranieri", di cui era ospite anche lo 007 italiano. La polizia ha riferito d'altro canto che un attentatore suicida si è fatto esplodere davanti al Safi Landmark Hotel, mentre altri due sono stati uccisi in un conflitto a fuoco. Anche i talebani, che hanno rivendicato l'attacco, sostengono di aver preso di mira l'hotel Safi. Un britannico ospite dell'albergo, Brian Briscombe, ha riferito alla Bbc di essersi svegliato tra vetri infranti e nel fumo. Quindi ha deciso di lasciare l'edificio: "Sono rimasto ferito ad una mano - ha raccontato l'uomo - e volevo farmi curare, ma un soldato ha iniziato a gridarmi contro, quasi mi ha sparato quando ha visto che avevo uno zaino. Pensava fossi un kamikaze!". Il portavoce dell'Ue a Kabul, Andrea Angeli, ha confermato all'ANSA che la prima esplosione "é stata fortissima, e scontri a fuoco successivi si sono protratti a lungo".

"La tensione in queste ore è ancora molto palpabile - riferisce il portavoce -. La capitale è blindata, presidi di polizia bloccano le intersezioni di accesso ai ministeri ed altri edifici sensibili". I talebani avevano sferrato un poderoso attacco il 18 gennaio scorso, mentre il presidente Hamid Karzai si apprestava ad officiare il giuramento di 14 dei 25 ministri del futuro governo. Una serie di esplosioni, scontri a fuoco in più punti, e il lancio di razzi dalla collina di Koh-i-Zamburak - uno contro l'hotel Serena che ospitava numerosi stranieri - hanno seminato caos e terrore fra la gente che affollava il centro cittadino e che è fuggita verso zone più sicure. Nell'assalto hanno perso la vita sei persone, tra cui un bambino. Il commando talebano era composto da almeno 20 assalitori: dieci sono rimasti uccisi.
"Apprendo con dolore la notizia dell'uccisione del consigliere diplomatico Pietro Antonio Colazzo nell'attentato di oggi a Kabul. Un fedele servitore dello Stato, morto compiendo il suo dovere in un Paese martoriato da infami azioni terroristiche". Lo afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. "L'Italia - prosegue il premier - è impegnata in Afghanistan proprio per proteggere la popolazione civile dalla follia della violenza e dell'intolleranza, alla quale sentiamo il dovere di opporci. Mi unisco, insieme a tutti gli italiani, al dolore dei familiari e degli amici del nostro caduto".
"Abbiamo doverosamente chiesto al governo di riferire e credo che lo farà in Senato in tempi immediati. Continuiamo ad essere vicini ai nostri uomini che si impegnano in una missione di pace a volte pagando, come oggi, un prezzo altissimo". Lo ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani, parlando a margine di un convegno, della vicenda del cittadino italiano morto a Kabul.

Il volume di un disastro


26 febbraio 2010

Ieri qualcuno ha pensato bene di aprire le valvole dei serbatoi di petrolio di una raffineria dismessa della Lombarda Petroli di Villasanta, in provincia di Monza. Questo gesto criminale ha causato lo sversamento di 8000 metri cubi di olio nelle acque del fiume Lambro, immissario del Po, in cui oggi è arrivata la marea nera. E' tuttavia difficile rendersi conto delle proporzioni del danno, quantificare la massa di petrolio che a invaso la Natura a Villasanta; ho dunque pensato fosse utile visualizzarla in modo efficace ed accessibile a chiunque. Per questo ho realizzato un cubo di 20 metri di lato (un volume di 8000 metri cubi) ed ho provato a collocarlo (in Google Earth) in tre luoghi simbolo della nostra nazione: giudicate voi. 

piazza San Marco Venezia


Se volete scaricarli ed esplorarli su Google Earth qui di seguito ci sono i link.



di Frankie Hi NRG MC

Da Romani a Google: l'Italia verso la Cina?



 Non è un paese per Internet. Questo s'era capito. Mettete insieme una classe politica interessata a mantenere i suoi privilegi, economici ed affaristici, e un corpus normativo obsoleto e palesemente inadeguato ad arbitrare un tessuto sociale avanti anni luce: questa è l'italia di oggi.

 La sentenza di ieri, che condanna tre manager Google al carcere per via di un video caricato, da altri, su Youtube, fa il giro del mondo e anima la blogosfera e le diplomazie. L'ambasciatore americano si accorge finalmente di come siamo messi male e ci manda a dire che così non va. Google trasecola, credeva di avere questi problemi solo a Pechino, e ci manda a dire che così non va. Il New York Times ha perso ogni remora ad infilare sistematicamente le parole Italia e Cina nel corpo degli  stessi articoli, perché è evidente che così non va.

 Togliamo i fondi alla banda larga - unico, il nostro, tra i paesi europei - proprio mentre l'Europa la dichiara un diritto legale; facciamo causa a YouTube per centinaia di milioni di euro perché vi si possono trovare spezzoni di televisione spazzatura che sono già andati in onda, privi dunque di qualunque valore economico; cerchiamo di vessare l'informazione libera in ogni modo, grazie ai disegni di legge di fini legislatori quali la Carlucci, D'Alia, Barbareschi e tanti altri esperti di rete, guidati da un presidente che sa raccontare barzellette ma non sa fare una ricerca su Google - il che oggi, effettivamente, equivale ad una barzelletta;  cerchiamo di equiparare i videoblogger e chi carica i filmini delle vacanze a un editore televisivo del calibro di Mediaset e Rai, con tutti gli obblighi e la burocrazie che ne conseguono. C'è di che sprofondare e nascondere la testa sotto al mausoleo di Arcore per i giorni a venire.

 La vittima, il grande agnello sacrificale che non servirà tuttavia a redimere nessuno, si chiama Net Neutrality: il principio invalso nel legislatore europeo secondo il quale il patrimonio di connessioni e dispositivi che chiamiamo Rete è un mezzo, uno strumento che mette in collegamento le persone e non può essere piegato a interessi particolaristici, deve essere a disposizione di tutti in egual misura e, soprattutto, non può essere messo sotto accusa. Non serve una misura normativa per Internet, non più di quanto serva per la telefonia tradizionale, per una coppia di walkie-talkie, per il tam tam o per un sistema ingegnoso di segnali di fumo. La responsabilità di un mezzo è tutta in chi lo usa, viceversa colpevolizzare lo strumento significa impedirgli di essere utile ad altre persone che ne fanno un uso positivo.

social network sono strumenti, non soggetti giuridici. Dobbiamo incentivare lacultura della rete, insegnare agli italiani ad essere cittadini digitali, pienamente consapevoli del mezzo, delle sue potenzialità e degli strumenti di controllo che offre, in maniera autonoma e indipendente. Non serve un sms di stato che avverta tua moglie quando visiti un sito a luci rosse: basta avviare un software incluso nelle più recenti versioni dei più noti sistemi operativi, e il pericolo educativo sarà in massima parte scongiurato. Casomai, saranno papà e mamma a vedersela con i loro ragazzacci, non Romani.

 Il risultato di questa sentenza internetticida, se dovesse passare in giudicato, sarà che nel nostro paese l'offerta di servizi di condivisione video sarà a rischio. Su YouTube, in Italia,  vengono caricate 20 ore di video ogni minuto. Avete idea di quali costi dovrebbe sostenere Google per visionare in tempo reale tutto il materiale prima di abilitarlo? E quand'anche fosse disposta a spendere cifre da capogiro per il personale necessario - cosa che incentiverebbe non di poco l'innovazione - quanto tempo ci vorrebbe? Il tempo sufficiente a far invecchiare una notizia o l'attualità di un contenuto video. In altre parole, un freno ulteriore e fattivo all'appetibilità dell'informazione libera che sfrutta la condivisione video. E poi: chi decide cosa è ammissibile e cosa no? Uno staff? Sulla base di quali criteri? Combattiamo lacensura di stato per istituire de facto quella esercitata legalmente dagli intermediari della comunicazione?

 La situazione sta rapidamente precipitando. Di questo e di altro parleremo aFirenze, l'11 marzo, presso il circolo Arci di via S. Bartolo a Cintoia, 95, dalle ore 20,45 in poi. Byoblu.Com, Qui Milano Libera, Popolo viola di Firenze, Grilli Firenze e Paolo Papillo promuovono il secondo convegno del ciclo "Libero Web in Libero Stato", dopo il successo del primo incontro di Milano.
 Tra i relatori Guido Scorza, Claudio Messora, Luca Neri, il senatore Vincenzo Vita e molti altri, moderati da Piero Ricca.

 Fate il possibile per non mancare.

[PARLAMENTO EUROPEO PULITO] La Presidenza del Parlamento Europeo vieta l’intervento di Sonia Alfano





Ieri l’Europarlamentare Sonia Alfano (IDV/ALDE), doveva intervenire per un minuto durante la plenaria del Parlamento Europeo a Bruxelles sull’iniziativaPARLAMENTO EUROPEO PULITO (per denunciare la presenza di condannati e indagati nel Parlamento Europeo e chiedere la modifica dell’Atto del 1976 che ne regolamente l’elezione per uniformarla a livello europeo) ma dopo tanti rinvii alla fine il suo intervento è saltato, vietato dalla Presidenza del Parlamento Europeo, come da lei stessa denunciato ieri sera, a caldo, sul suo profilo facebook (foto sopra).
Chiedo il vostro aiuto perché quanto avvenuto non passi sotto silenzio e per far si che la presidenza del Parlamento Europeo oltre a scusarsi con l’interessata e i suoi elettori le dia la possibilità di riproporre il suo intervento alla prossima plenaria.
Se volete potete inviare il testo qui sotto



Egregio Presidente del Parlamento Europeo Sig. Jerzy Buzek,
mercoledì 24 Febbraio l’europarlamentare Sonia Alfano (ALDE) doveva intervenire per un minuto alla plenaria del parlamento europeo a Bruxelles sull’iniziativa PARLAMENTO EUROPEO PULITO (presenza di condannati e indagati nel Parlamento Europeo) ma dopo tanti rinvii alla fine il suo intervento è stato censurato dalla presidenza del parlamento europeo, come da lei stessa denunciato sul suo profilo facebook.
In qualità di sostenitore dell’iniziativa “PARLAMENTO EUROPEO PULITO” trovo ciò grave per la democrazia e spero che la Presidenza si vorrà scusare con l’europarlamentare nonché con i suoi elettori e soprattutto che le venga data la possibilità di riproporre il suo intervento alla prossima plenaria.
In attesa di una sua risposta
La ringrazio per l’attenzione
Nome e Cognome
L’e-mail del presidente del Parlamento Europeo è jerzy.buzek@europarl.europa.eu



A Sonia Alfano tutta la mia stima e il mio ringraziamento per l’impegno e la passione che mette nel lavoro che compie, in rappresentenza dei suoi elettori.

Andrea D’Ambra 



Sono un/una:
Cerco un/una:

giovedì 25 febbraio 2010

Intercettazioni. Berlusconi: "Barbarie da stato di polizia"


25-02-2010
ROMA. Un "nuovo movimento", un "esercito del bene" formato da "promotori della libertà" che risponderanno direttamente ed esclusivamente a lui, coordinati da Michela Vittoria Brambilla e con una struttura autonoma, anche se in collegamento con il Pdl. Se non è un nuovo "predellino", poco ci manca.
In ogni caso, quella annunciata da Silvio Berlusconi è certamente una novità nel panorama politico del centrodestra. Forse una prima reazione - magari da trasformare in risposta definitiva dopo le elezioni - ai "giochi di potere" interni al partito da lui stesso denunciati qualche giorno fa. Un annuncio condito dagli immancabili attacchi alla sinistra, rea di "spalancare le porte agli stranieri", di essere "anti-italiana" e di fare solo "chiacchiere". E da un nuovo, durissimo attacco alle attuali norme sulle intercettazioni che consentono "un sistema barbaro, da stato di polizia", in cui i giornali pubblicano "solo fango" visto che "non ci sono reati che emergono con certezza".
Ma il messaggio che il Cavaliere vuole inviare è un altro. Ed è principalmente destinato alla sua forza politica. Un partito, ricorda Berlusconi nella sua lunga premessa, che deve essere "democratico", in cui le decisioni sono prese a maggioranza, con la minoranza obbligata ad "adeguarsi".  Di fatto, rammenta, è già così: "Io non decido nulla, eseguo solo gli ordini", sottolinea, citando l'esempio della scelta dei candidati per le regionali. Del resto, ci tiene a sottolineare, il Pdl "non è un partito classico", ma semmai un "movimento" nato nei gazebo, fatto dalla gente. Per questo "abbiamo deciso di recepire la volontà di tanti elettori di essere maggiormente partecipi".
A loro, il premier lancia un "appello" e una "proposta". L'invito è a "scendere tutti in campo", ad "impegnarsi personalmente". L'idea è quella di formare "paladini della libertà", per creare un "esercito del bene, di chi ama" da contrapporre a quello del "male, di chi odia". Una "forza popolare", un "nuovo movimento dal basso" in grado di trasformare il Pdl in una "forza della gente, fra la gente". Un appello diretto alla base, un invito a farsi sentire, ad organizzarsi, a contribuire al tesseramento, alle manifestazioni e alle campagne elettorali. Una struttura da affiancare al partito, con una struttura autonoma, soggetta ad un'unica autorità: la sua. "Questi promotori della libertà - precisa Berlusconi - faranno riferimento e risponderanno direttamente a me. Saranno al mio fianco in tutti gli impegni futuri. Saranno coordinati da Michela Vittoria Brambilla che opererà in raccordo con il coordinamento nazionale".
Berlusconi descrive nei dettagli la sua nuova creatura: sarà composta da tesserati, che avranno una loro organizzazione, con responsabili territoriali tematici e referenti nel partito. Solo così, sottolinea, "il Pdl diventerà un grande, grande, grande partito capace di interpretare i sogni della nostra gente". Nell'imminenza di elezioni che hanno "valenza nazionale" ed in cui l'elettore dovrà fare una "scelta di campo" fra il "governo del fare e la sinistra delle chiacchere", Berlusconi é attento a non compiere eccessivi 'strappi'. Per questo precisa che la Brambilla opererà "raccordandosi" con il coordinamento del Partito. E la presenza dei due coordinatori Sandro Bondi e Denis Verdini in prima fila conferma che a differenza di quando fondò il Pdl, affidandone almeno inizialmente il marchio proprio alla Brambilla, il nuovo "movimento" nasce alla luce del sole.

EDITORIALE. Un atto di ingiustizia


DI ANDREA MANTINEO
25-02-2010
La maggioranza ha inserito nel Milleproroghe un emendamento che assicura gli stessi fondi dell’anno precedente per tutti i quotidiani tranne che per quelli pubblicati all’estero. Su di essi si è invece abbattuta la scure che taglia il 50 percento dei fondi
La Camera, approvando ieri il Decreto Milleproroghe, ha commesso un atto di ingiustizia e di discriminazio- ne nel confronti degli italiani all'estero.

Ecco i fatti. Per rimediare alle norme contenute in un decreto dello scorso luglio che rendevano incerto il diritto dei quotidiani di partito, quelli editi da cooperative di giornalisti, quelli editi da cooperative, fondazioni e enti morali e quelli editi e pubblicati all'estero, di continuare a ricevere i contributi previsti dalla legge sull'editoria, la maggioranza ha inserito nel Milleproroghe un emendamento che ripristina questa certezza e assicura gli stessi fondi dell'anno precedente. Per tutti, tranne che per i quotidiani pubblicati all'estero. Su di essi si è invece abbattuta la scure del governo che taglia il 50 percento dei fondi.

L'emendamento, come dicevamo è ingiusto, discriminatorio e anche incostituzionale, in quanto i quotidiani all'estero fanno parte integrante dei giornali che hanno diritto alle provvidenze in base alla legge e questa legge, appunto, non è stata abrogata o modificata.

Per le decine di pubblicazioni politiche o edite in cooperativa tutto resta quindi come prima. La maggioranza ha deciso invece di "punire" soltanto i quotidiani all'estero, indubbiamente l'anello più debole, quello che non può contare, come i quotidiani di partito, su santi in Paradiso, o meglio in Parlamento.

America Oggi fa parte di questo ristretto numero di quotidiani, assieme al Corriere Canadese, al Globo-La Fiamma dell'Australia e alla Voce d'Italia di Caracas, per i quali, un contributo dimezzato può fare la differenza tra la vita o la morte.

America Oggi è un giornale libero, pluralistico e autorevole e queste qualità, attraverso gli anni, ci sono state testimoniate pubblicamente da esponenti della politica, della diplomazia (ultimo in ordine di tempo l'ambasciatore d'Italia a Washington Giulio Terzi) e della cultura.

Ma la punizione non è solo per America Oggi, lo è per tutti gli italiani d'America. Per tutti quei lettori per i quali il nostro quotidiano non è soltanto una vitale fonte di informazione ma anche un forum attraverso il quale poter esprimere in piena libertà la loro opinione.

America Oggi, unico quotidiano in lingua italiana pubblicato negli Stati Uniti, svolge un compito fondamentale non soltanto per quanto riguarda l'informazione ma anche e soprattutto per la preservazione della lingua e della cultura italiana in America.

La sua importanza è sicuramente maggiore di quella dei quotidiani di partito, come "La Padania", "L'Unità" o "Il Secolo d'Italia", per i quali i contributi, per decine di milioni, sono rimasti inalterati.

E' giusto?